Il crowdfunding in Italia è realtà. Grazie al Giornale.it. E oggi se ne è parlato all'Università Iulm di Milano, cuore degli studi sulla comunicazione, di fronte a un parterre de roi. L'incontro, moderato dall'amministratore delegato del Giornale, Andrea Pontini era tutto centrato sugli Occhi della Guerra, l'iniziativa di crowdfunding ideata dal quotidiano di via Negri. Un'iniziativa, la prima in nel mondo, che ha battuto nuove piste nel campo dell'informazione, raccogliendo consensi trasversali. Hanno portato la loro testimonianza professionisti delle più importanti testate internazionali: dalla Stampa alla Rai, passando per Mediaset, Il Corriere del Ticino, Radio 24 e il Sole 24 Ore.
Fare giornalismo di qualità, anche in momenti economicamente turbolenti, è possibile. Basta avere un po' di coraggio e lanciare il cuore oltre l'ostacolo. Portando gli occhi, del cronista e del lettore, negli angoli dimenticati del mondo. Cercando di squarciare il muro di gomma delle verità preconfezionate.
A parlare degli scenari del giornalismo Alessandro Sallusti, direttore del Giornale, Toni Capuozzo, inviato di Mediaset, Giuseppe Cruciani, conduttore della Zanzara di Radio24, Fausto Biloslavo, giornalista di guerra e Marcello Foa, amministratore delegato del gruppo svizzero Timedia. Ha aperto le danze Ivan Berni, caporedattore del Master in Giornalismo dell'università da Carlo Bo. Sotto la lente degli ospiti il futuro dei reportage, il fiore all'occhiello del giornalismo, in un momento di crisi economica per l'editoria. Una risposta la fornisce Pontini: “Il Giornale è una comunità, ancor prima che un quotidiano e gli Occhi della Guerra ne è la dimostrazione. Siamo molto soddisfatti per essere riusciti a coprire, in pochissimo tempo, tutti e tre i reportage che abbiamo proposto ai lettori. Biloslavo è appena tornato da Kiev e a breve ripartirà per l'Afghanistan, Micalessin in questo momento è in Libia”.
Un grande successo e una grande soddisfazione, per tutto il Giornale. “Gli Occhi della Guerra segna un punto di svolta – ha sottolineato il direttore Alessandro Sallusti -, costituisce uno spartiacque. Il giornalismo cartaceo sta combattendo una battaglia di retroguardia e questa iniziativa è la nuova frontiera del giornalismo che cambia in meglio l'informazione in Italia”. “Sono appena tornato da Kiev – ha ricordato Biloslavo mostrando le scarpe ancora sporche della fuligine della barricate ucraine -, dove ho potuto raccontare quello che stava succedendo grazie al contributo fondamentale dei lettori. Un lavoro assolutamente multimediale: quello che ho scritto per il giornale cartaceo è stato poi riraccontato sul web e arricchito di foto e video”.
Poco dopo arriva il collegamento telefonico di Gian Micalessin, direttamente dal fronte libico. Una testimonianza, ha ricordato il reporter, da un paese sull'orlo della guerra civile. “Parlare di esteri – ha ricordato Micalessin – significa molto spesso parlare anche degli affari italiani. La Libia e il petrolio ne sono l'esempio”. Toni Capuozzo gli fa da controcanto: “Ma un buon giornalista fa bene il suo lavoro anche se viene inviato a Saronno”. Rilancia il sulfureo Giuseppe Cruciani: “Io, anche se nessuno lo direbbe, ho iniziato facendo esteri. Ed è proprio in quel periodo che ho conosciuto Fausto. Gli Occhi della guerra è un'iniziativa virtuosa soprattutto perché valorizza i lettori e quello che vogliono. E secondo me ci sarebbero molti lettori disponibili a finanziare delle inchieste anche in Italia, per esempio”.
Una tavola rotonda che ha assunto le sembianze di una kermesse del giornalismo di qualità. Via Skype è arrivato il contributo di Giovanna Botteri, corrispondente dagli Usa per la Rai, e Francesco Semprini, inviato a New York de la Stampa. “Non si può capire quello che sta realmente succendendo in Italia – ha sottolineato la Botteri -, se non si sa quello che succede nel resto del mondo e che inevitabilmente influenza anche noi”. Gli Occhi della Guerra è un lavoro in movimento. Come ha dimostrato Barbara Schiavulli, blogger del Fatto quotidiano. Saranno suoi, i prossimi occhi della guerra. Andrà in giro per il continente e ci racconterà l'Europistan, l'Europa delle comunità islamiche in bilico sul crinale del fondamentalismo. 538em;">Il dibattito è aperto e la notizia, come si dice nella redazioni, è che il giornalismo è vivo e non ha alcuna voglia di farsi strangolare dalla crisi. Alla faccia di tutte le Cassandre che lo davano in via d'estinzione. Gli Occhi della Guerra è anche, ma non solo, un'iniezione di ottimismo in settore che troppo spesso si piange addosso.
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