Gli studenti italiani sono tra i più stressati al mondo, soprattutto i quindicenni.
Lo rivela il nuovo rapporto PISA, il Programma di valutazione triennale degli studenti quindicenni, realizzato dall'OCSE e presentato oggi a Londra. I quindicenni italiani sono più ansiosi, rispetto ai loro coetanei degli altri Paesi, per quanto riguarda la scuola: sono in ansia per un compito in classe, per un'interrogazione, per una performance scolastica, per il timore di prendere brutti voti.
Il 56% degli studenti che hanno risposto al questionario dichiarano di diventare nervosi quando preparano una verifica rispetto alla media OCSE di 37%. Il 70% dichiara addirittura di essere molto in ansia per le verifiche anche se è preparato, mentre la media OCSE è del 56%. Tre quindicenni su quattro diventano nervosi quando non sanno come affrontare un compito assegnato a scuola e l'85% è preoccupato di non prendere buoni voti, una preoccupazione che tocca il 66% dei coetanei che vivono nei paesi OCSE.
Nel Rapporto PISA, dopo la qualità dell'educazione scolastica e le politiche per il miglioramento scolastico, per la prima volta gli esperti si sono concentrati sul benessere degli studenti, prendendo in considerazione non solo i risultati scolastici e il livello di apprendimento, ma anche il loro benessere fisico, psicologico e sociale cercando quali sono le cause di tutta questa ansia.
Le cause
Secondo gli esperti OCSE è difficile individuare i motivi anche perché si tratta di dati che raccontano la percezione del problema da parte dei ragazzi stessi, ma alcuni fattori sembrano giocare un ruolo quando si allarga lo sguardo a tutti i paesi esaminati. Sul banco degli imputati sono finiti la competitività, tipica ormai di quasi tutti gli ambienti scolastici, e il rapporto con gli insegnanti.
Il 55% degli studenti italiani ha dichiarato di essere d'accordo con l'affermazione "voglio essere il migliore, qualsiasi cosa faccia". Un dato basso se confrontato con i sistemi più competitivi, come Thailandia (97%), Stati Uniti (93%), Colombia (92%) ed Emirati Arabi (92%). Se per l'Italia la competitività non sembra essere un fattore, secondo gli analisti è comunque possibile vedere una relazione tra scuole italiane più competitive e più alti livelli di ansia.
Il secondo fattore è il comportamento degli insegnanti. A livello generale, un rapporto improntato al dialogo tra studenti e docenti sembra essere centrale rispetto al livello di ansia. Gli studenti che dichiarano di essere ansiosi per una verifica anche dopo aver studiato adeguatamente sono il 5% meno propensi a sviluppare ansia se percepiscono che l'insegnante ha adeguato le lezioni al livello della propria classe. Quando l'insegnante si rende disponibile a un aiuto individuale per gli studenti che diventano tesi quando studiano, la loro propensione all'ansia scende del 17%.
Non c'è invece evidenza nei dati PISA di una relazione tra numero di verifiche, o la loro frequenza, e il livello di ansia degli studenti.
I fattori positivi
Un fattore nel quale l'Italia ha mediamente dei risultati migliori è il senso di appartenenza all'interno dell'ambiente scolastico. Rispetto alla media OCSE del 17%, solo l'11% dei quindicenni italiani si sente escluso a scuola e solo il 14% degli italiani, contro il 19% della media OCSE, dichiara di sentirsi a disagio e fuori posto. C'è una maggiore facilità nelle classi italiane a sviluppare amicizie: l'83% degli studenti dichiara di fare facilmente amicizia, contro il 78% dell'OCSE.
In generale, però, gli studenti italiani sono meno soddisfatti della media dei loro coetanei. Alla richiesta di assegnare un punteggio da 0 a 10 al proprio livello di soddisfazione rispetto alla loro vita, il punteggio medio degli italiani è risultato essere 6,9, più basso della media OCSE (7,3). Ma la percentuale di studenti che ha indicato i valori più bassi, quelli compresi tra 0 e 4, è in linea con la media OCSE del 12%.
"Le scuole non sono solo luoghi dove apprendere competenze accademiche", si legge nell'introduzione al rapporto firmata dal responsabile Education di OCSE Andreas Schleicher, "ma sono luoghi che aiutano gli studenti a diventare resilienti di fronte alle difficoltà, li fa sentire più connessi con le altre persone e determinano le loro aspettative". La scuola è cioè un luogo dove gettare le basi della propria felicità futura.
Dipendenza dal web
Quasi un quindicenne su quattro passa oltre sei ore su Internet: il 23% degli studenti italiani passa più di sei ore al giorno a navigare e a usare altri servizi di Internet contro il 16% della media di tutti i paesi OCSE. Solo il 2% dichiara di non usare mai internet e il 15% di usarla fino a un massimo di un'ora al giorno. Il 19% dei ragazzi passa online tra una e due ore al giorno, il 25% tra due e quattro ore, il 15% tra 4 e sei ore.
Stare su Internet più di sei ore al giorno è considerato dagli analisti dell'OCSE un "uso estremo", con conseguenze negative sulla soddisfazione nei confronti della vita dei ragazzi. Il questionario PISA 2015 prevedeva di indicare, in un punteggio da 0 a 10, a quanto corrispondesse la propria soddisfazione. Il punteggio medio italiano è stato 6,9, leggermente più basso della media OCSE di 7,3. I dati mostrano che in tutti i Paesi esaminati, coloro che si sono definiti "utilizzatori estremi" di Internet hanno riportato un voto mediamente più basso (-0,4) rispetto ai loro coetanei che passano meno tempo online. In Italia la differenza è più bassa, ma apprezzabile (-0,2). Caso peggiore è quello dell'Islanda, con una differenza in negativo di 1 punto.
Esiste anche una relazione tra un uso massiccio di Internet e la performance nei test PISA per quanto riguarda la parte legata alle conoscenza delle materie scientifiche. In Cina, Belgio, Francia, Svizzera e Taipei chi passa più di sei ore al giorno su Internet ha registrato un punteggio più basso di 50 punti. Per l'Italia la differenza è comunque sostanziosa: 31 punti in meno. La spiegazione offerta dagli analisti dell'OCSE è che chi passa così tanto tempo online lo sottrae allo studio e ad altre attività legate all'apprendimento. Un'altra spiegazione per i risultati più bassi potrebbe essere la necessità di rimanere collegato anche durante le lezioni, distraendo dalle attività che si svolgono in classe. Ma - sottolinea il rapporto - è possibile che gli studenti che vanno meno bene nelle materie scientifiche avrebbero comunque cattivi risultati perchè semplicemente meno interessati alla scuola.
Dall'analisi della letteratura scientifica, invece, non emerge una relazione diretta tra uso massiccio di smartphone e tablet e diminuzione della capacità di attenzione in classe o una diminuzione della disciplina. Il rapporto presentato oggi dall'OCSE indica che l'uso intenso di Internet è legato ad altre dimensioni del benessere sociale e psicologico degli studenti. Il 17% degli studenti che passano più di sei ore al giorno su Internet dichiara di sentirsi solo a scuola, contro il 14% dei navigatori più moderati.
Più sorprendentemente, uno su quattro dei ragazzi che passano più tempo online è arrivato a scuola in ritardo nelle due settimane precedenti alla somministrazione del test PISA, mentre tra tutti gli altri ragazzi che usano di meno Internet questo numero scende a poco meno di uno su sei.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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