"Ogni sera mi legava e stuprava". Così le violenze nel lager libico

Donne stuprate ripetutamente, uomini torturati e uccisi. Le testimonianze delle vittime di Osman Matammud, il capo profughi di Bani Walid in Libia

"Ogni sera mi legava e stuprava". Così le violenze nel lager libico

"Io non sono somalo, non sono musulmano, sono il vostro padrone", poi cominciavano le violenze nel lager di Osman Matammud, 22enne a capo profughi di Bani Walid in Libia. L'uomo è stato arrestato ieri a Milano, mentre era ospitato nel centro profughi di via Sammartini.

Le accuse sono di sequestro di persona a scopo di estorsione, omicidio plurimo e violenza sessuale aggravata, anche su minorenni. A riconoscerlo proprio due ragazzine di cui aveva abusato per mesi in quel lager libico, che come tutti gli ospiti del lager, lo conoscevano come Ismail.

Le violenze sessuali

I racconti della vittime sono estramente cruenti e sottolineano l'efferetezza di Matammud. Ogni clandestino pagava settemila dollari per entrare illegalmente in Italia. Prima di arrivare sulle coste italiane, una serie di violenze , di orrori e morte scandiva le giornate dei migranti. Tutte perpetrate dalla mano del 22enne somalo. "Matammud e i suoi uomini ogni giorno prelevavano uomini dal capannone per portarli in una vera e propria stanza delle torture" hanno accertato gli inquirenti". Le donne invece venivano portate “nel suo appartamento dove si consumavano gravissime violenze sessuali"

"Sono stata quattro mesi nel centro di Bani Walid": a parlare è una ragazza minorenne, ascoltata dagli agentidella polizia locale e dagli inquirenti. "Ismail è venuto nell’hangar, mi ha presa e mi ha stracciato il vestito davanti a tutti - spiega straziata dal dolore-. Poi quando sono rimasta nuda ha cercato di penetrarmi, ma non ci è riuscito perché io sono infibulata… Mi ha portato in una stanza di un edificio vicino, mi ha legato le mani dietro la schiena, mi ha messa per terra, mi ha aperto le gambe e con uno strumento metallico ha aperto l’accesso alla mia vagina, al fine di penetrarmi praticando un taglio attraverso l’infibulazione. Lì dal dolore sono svenuta, quando mi sono svegliata mi aveva già violentato".

Non un caso, un'altra ragazza, amica della vittima, ha rivelato quello che le è accaduto in quel "lager": "Sono stata chiusa lì dentro tre giorni e tre notti, in cui sono stata violentata ulteriormente. Nei tre giorni di prigionia non ho mangiato nulla e ho solo bevuto".

Lo scenario dipinto dalle vittime e dalle indagini è raccapricciante: "Ismail è un vero e proprio torturatore. Tutto il giorno violentata le donne e picchiava le persone”. Nemmeno i soldi lo fermano, nemmeno quei i settemila euro che i genitori mandavano ai figli reclusi nel campo. "Anche una volta terminato il pagamento del viaggio - sottolinea il Gip - le violenze e le sevizie sono continuate per mero sadismo, per soddisfare un puro piacere che l’indagato provava nel torturare e seviziare i ‘suoi’ profughi".

Le torture sugli uomini

Le donne picchiate e stuprate mentre gli uomini erano spediti a lavorare: "Io venivo mandato a lavorare per costruire un altro campo per profughi - ha raccontato un giovane vittima del capo del lager -. Una volta sono stato picchiato talmente forte che per due settimane non sono riuscito a mangiare e mi dovevano imboccare". Un altra ragazzo: "Sono stato torturato con delle scariche elettriche nella stanza delle torture che c’era fuori dal campo"

Ognuno aveva un trattamento particolare da Ismail, spiega un altro ragazzo: "Ismail per me aveva trovato una tortura particolare. C’era un punto della stanza (quella usate per la reclusione, ndr) dove passava il sole dall’alto. In questo punto della stanza faceva caldissimo. Ismail mi legava mani e piedi dietro la schiena e mi lasciava per ore e ore sdraiato per terra, finché mi disidratavo e mi orinavo addosso". Ma c'è anche chi non è sopravvissuto alla mano del carnefice come quattro ragazzi ammazzati di botte o strangolati perché i loro genitori non avevano trovato i settemila dollari necessari per il viaggio, come riportato da MilanoToday.

Il procuratore aggiunto Ilda

Boccassini, che insieme al procuratore Francesco Greco e al pm Marcello Tatangelo ha coordinalo le indagini su Osman Matammud, ha ammeso che "in quarant'anni di carriera non ho mai sentito di un orrore simile".

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