In carcere da innocente. Sollecito deve 600mila euro ai suoi legali

Raffaele Sollecito, condannato e poi assolto per l'omicidio di Meredith Kercher, deve ancora 660 mila euro ai difensori Bongiorno e Maori

In carcere da innocente. Sollecito deve 600mila euro ai suoi legali

Quattro anni di detenzione, processi e ricorsi non sono bastati a segnare la fine delle pene per Raffaele Sollecito, assolto definitivamente dalla Corte di Cassazione nel 2015 per l'assassinio della studentessa inglese Meredith Kercher, sgozzata in un appartamento di Perugia il primo novembre del 2007 dall'ivoriano Rudy Guede. Oggi, a distanza di 13 anni dall'inizio del calvario giudiziario che lo ha dapprima condannato e poi scagionato dall'accusa di concorso in omicidio, l'ingegnere informatico originario di Giovinazzo (Bari) porta addosso ancora le scorie del travagliatissimo iter processuale. ''Scorie'' che si traducono in debiti e insoluti nei confronti dei suoi legali Giulia Bongiorno e Luca Maori per un ammontante di ben 636.212,23 euro.

All'origine dell'indebitamento ci sono i costi di una lunga battaglia legale in cui Sollecito non solo ha dovuto dimostrare la sua estraneità ai fatti di Perugia ma battersi in ragione di un risarcimento per ''ingiusta detenzione''. Nel 2017, infatti, la Corte d'Appello di Firenze ha respinto al 37enne la richiesta di rifusione pecuniaria per il clamoroso errore giudiziario che lo aveva travolto dieci anni prima. ''Sussiste una ingiusta detenzione stante la sopraggiunta assoluzione dell’istante - avevano spiegato i giudici della terza sezione penale -Ma proprio lui ha concorso a causarla con la propria condotta dolosa o gravemente colposa”. Una condotta, scrivevano i magistrati, “consistita nel rendere alla polizia giudiziaria, agli inquirenti, e ai giudici, in particolare nelle fasi iniziali delle indagini, dichiarazioni contraddittorie o addirittura francamente menzognere, risultate tali anche alla luce delle valutazioni contenute nella sentenza definitiva di Cassazione”.

A quel punto, Sollecito ha tentato un'altra strada facendo causa ai giudici che lo hanno condannato. Lo ha affatto in riferimento alla ''legge Vassalli'' sulla responsabilità civile dei magistrati per ''colpa grave e/o dolo'''. I suoi avvocati, Giulia Bongiorno e Luca Maori, hanno chiesto 3 milioni e 600 mila euro per danni materiali e non. Il processo si è radicato
a Genova poiché, come ben spiega Marco Preve in un articolo de La Repubblica, del capoluogo ligure è la competenza per vicende giudiziarie che coinvolgano magistrati fiorentini, e proprio la Corte d'Appello di Firenze fu quella che condannò Sollecito e la sua ex fidanzata Amanda Knox prima della definitiva assoluzione. Il pool difensivo di Sollecito aveva evidenziato come l'assistito fosse stato giudicato colpevole e rinchiuso in carcere per ''plurimi travisamenti di fatti e di prove''. Ma ciononostante il tribunale di Genova ha rispedito al mittente la richiesta sostenendo che ''tali ricostruzioni - per quanto possano non condividersi ed essere criticate - dimostrano tuttavia che l'Appello di Firenze è pervenuto ad esse all'esito di un processo valutativo e argomentato''.

Fatto sta, che gli stascichi psicologici della burrascosa vicenda giudiziaria che ha coinvolto il 37enne si fanno ancora sentire. E, per giunta, sono fissati agli atti della sentenza genovese: ''Dovrà assumere farmaci per il resto della vita per una sindrome ansioso-depressiva, difficoltà di concentrazione, alterazioni del sonno, ipervigilinza, facilità al pianto, disperazione, scarsa autostima, comportamenti stravaganti ed estremi, isolamento''.

Senza contare, inoltre, i costi delle spese legali, 400mila euro già saldati ipotecando gli immobili familiari, e il saldo dovuto ai consulenti: 330.189, 21 all'avvocato Bongiorno e 336.022,92 all'avvocato Maori. Insomma, oltre al danno anche la beffa. Una beffa salatissima.

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