L'omicidio del piccolo Daniele "non era prevedibile". Lo afferma il Gip di Varese Giuseppe Battarino nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di Davide Paitoni: "È bene partire da un dato che può apparire paradossale rispetto l'esito mortale di padre e figlio insieme nella casa di Morazzone, - scrive il giudice - è la madre che porta il figlio dal padre, alle 13 del 1 gennaio. Un gesto del tutto incompatibile con qualsiasi allarme che un precedente atteggiamento del padre avrebbe potuto destare nella donna".
"Voleva punire la moglie"
"La volontà di Paitoni è di punire la moglie, uccidendo il figlio e poi lei", la donna che "gli aveva rovinato la vita" perché "voleva portargli via il figlio" a suo dire. Il tutto con una "modalità tipica della violenza di genere e della rivendicazione del proprio ruolo preminente e padronale". Nell'ordinanza che conferma il regime di custodia cautelare per il quarantenne, accusato dell'omicidio premeditato del figlio e di tentato omicidio aggravato della ex moglie, viene ricostruita la dinamica del delitto. Secondo il gip Paitoni avrebbe operato con "freddezza criminale", mosso da sentimenti di profondo risentimento nei confronti di Silvia, la madre del bimbo. Cionostante per il magistrato l'omicidio si inquadra con un "gesto del tutto incompatibile con qualsiasi allarme con un precedente atteggiamento del padre avrebbe potuto destare nella donna" che, il pomeriggio di Capodanno, ha consegnato inconsapevolmente il figlio nelle mani del suo carnefice. Paitoni deve rispondere dell'omicidio del figlio con l'aggravante della premeditazione avendo agito "contro un discendente per motivi abbietti consistenti nella volontà di punire la moglie e di attuare una sorta di ritorsione nei confronti della stessa".
"Altissima pericolosità sociale"
Nelle esigenze cautelari il gip sottolinea come "è altamente probabile, ed anzi pressoché certa, la reiterazione di delitti della stessa specie e comunque con uso di modalità violente" da parte di un uomo con "spiccatissima pericolosità". Per il gip Battarino è fondamentale capire come il 40enne sia riuscito a procurarsi la lama di dieci centimetri con cui ha ucciso il piccolo Daniele e la droga essendo confinato ai domiciliari per l'aggressione al collega di lavoro. Attribuzione negativa viene anche data al "sommario tentativo di precostituirsi una scusa contenuto nel messaggio vocale indirizzato al padre, in cui egli a un certo punto dice 'ho preso della droga, che non ho mai preso', si intende prima di commettere l'omicidio". Quanto ai propositi di suicidio manifestati dall'indagato sarebbero stati del tutto mendaci, un vano tentativo di "depistare le ricerche".
"Daniele consapevole di subire un'azione tremenda"
Il piccolo Daniele "sapeva di subire un'azione tremenda" da parte del padre. Secondo il gip, la dinamica delittuosa suggerisce che il bimbo fosse lucido in punto di morte. "Lo straccio in bocca indica efferatezza e determinazione nell'autore del delitto - spiega il gip Battarino - e induce a pensare alla consapevolezza del piccolo Daniele che qualcosa di tremendo stava per accadergli".
"I momenti che hanno preceduto il gesto con cui il padre ha affondato il coltello nella gola del bambino - osserva il giudice -per la piccola vittima sono stati brevi e interminabili: è un ossimoro indispensabile a descrivere la crudeltà del gesto, che Daniele ha vissuto con l'intera angoscia e l'intero dolore immaginabili".
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.