Il Papa prova la rivoluzione: ma aumentano le resistenze

La Chiesa verso i preti sposati per l'Amazzonia, ma il Papa ora può tenere conto di nuove resistenze. I conservatori si compattano

Il Papa prova la rivoluzione: ma aumentano le resistenze

Nel Sinodo panamazzonico avrebbe dovuto attecchire la rivoluzione di Papa Francesco, ma oltre ad elencare i soliti tradizionalisti contrariati, adesso è possibile annotare qualche ulteriore ed inaspettata resistenza.

Sono esponenti di spicco della Chiesa cattolica, per lo più centristi o comunque non ascrivibili al fronte dei critici del Papa. Ma non concordano o sono titubanti sull'approvazione dei viri probati, ossia dei laici, anziani, sposati e deputati ad officiare come se fossero sacerdoti o quasi. Non c'è ancora un vero e proprio scontro. L'episodio più eclatante, per ora, rimane quello delle Pachamame gettate nel Tevere. Un passaggio che ha avuto luogo al di fuori dell'assemblea sinodale. Ma le intenzioni degli ultraprogressisti potrebbero essere destinate a rimanere tali. E quel "niente sarà più come prima" del vescovo Overbeck pare vicino a restare un proposito inadempiuto. Lo stesso Jorge Mario Bergoglio, inaugurando l'appuntamento sinodale, aveva ricordato ai padri sinodali di come l'Instrumentum Laboris fosse solo un indirizzo di studio. Non è niente di definitivo, quindi. E lo stesso Santo Padre non ha mai dato per scontato che i viri probati dovessero essere approvati giocoforza.

Poi, nel corso di queste due settimane di Sinodo per l'Amazzonia, a Gherard Mueller, Raymond Leo Burke e Walter Brandmueller, si sono aggiunti pure altri cardinali: dal venezuelano Jorge Urosa al canadese Marc Ouellet, passando pure, se non soprattutto, per l'austriaco Christoph Schonborn. I toni utilizzati sono meno eclatanti: non si arriva a parlare di apostasia o di eresia, ma le perplessità emergono ugualmente. Urosa, stando a quanto si apprende su Aci Stampa, ha voluto mettere al riparo la Ecclesia da uno svilimento del celibato sacerdotale, che potrebbe seguire la storica riforma, per quanto circostanziata all'Amazzonia. Ouellet, quasi in contemporanea con l'apertura dei lavori, si è esibito in un'elegia del celibato: "Se il celibato non è più un valore decisivo per l'esercizio del ministero sacerdotale, la vita stessa ne vien fuori svalorizzata e relegata in secondo piano a vantaggio della funzione ministeriale". L'arcivescovo di Vienna, invece, che era stato dato per papabile nel passato Conclave per via della continuità dottrinale con Benedetto XVI, sembra preferire l'opzione del diaconato permanente, così come rende noto Sir.

La marcia indisturbata del clero progressista verso la

rivoluzione, insomma, tanto indisturbata non è. Tutto, comunque, ruota attorno alla stesura del documento finale e all' eventuale lasciapassare del pontefice argentino. Ma ogni giorno che passa si solleva una voce allarmata.

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