Ora tocca anche agli altri

Dopo la lettera di Giorgia Meloni al suo partito, c'è da chiedersi se altri leader di partito faranno altrettanto

Ora tocca anche agli altri
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Mo' lo ha detto, che più chiaro di così è difficile. In una lunga lettera ai quadri dirigenti del suo partito Giorgia Meloni ha scritto che in Fratelli d'Italia non ci può essere spazio per giovani o meno giovani nostalgici del fascismo e appassionati di razzismo e antisemitismo. Chi non fosse d'accordo si può anche accomodare fuori che a lei interessa discutere soltanto di presente e di futuro.

In verità la segretaria non aggiunge nulla a quanto già noto e cristallizzato nello statuto del partito da lei fondato che all'articolo due recita: «Fratelli d'Italia promuove la partecipazione dei cittadini secondo un indirizzo politico che non fa distinzione di sesso, etnia, religione, condizioni personali e sociali». Ma tant'è, visti i tempi dicevano i Latini repetita iuvant. C'è da scommettere che neppure questo passo servirà a stoppare i quotidiani attacchi che la premier e il partito ricevono da chi prova strumentalmente a inchiodare Fratelli d'Italia a un passato non loro per rendergli difficili il presente e il futuro. Ma detto questo ci piacerebbe che anche altri partiti ora prendessero con la stessa chiarezza e la stessa forza le distanze dai loro iscritti e simpatizzanti che non scherzano in quanto a compromissioni imbarazzanti sia con il passato che con il presente. Insomma, a quando una dichiarazione di Elly Schlein per mettere in chiaro che nel Pd non ci può essere spazio per chi nega il diritto di esistere di Israele? O di Giuseppe Conte per mettere alla porta chiunque simpatizzi con i terroristi di Hamas? O ancora di Fratoianni per prendere distanze nette da chi va in giro a spaccare la testa a chiunque, facinorosi di destra compresi? No, perché a me questi che fanno i democratici in casa d'altri ma in casa loro fanno entrare cani e porci qualche perplessità la suscitano. E dire che per scoprire chi sono non ci sarebbe neppure bisogno di infiltrare un giornalista nelle riunioni dei loro partiti.

Basterebbe una veloce rassegna stampa mattutina, una ripassata veloce ai post di giornata, un'occhiata alle immagini, agli audio e ai video dei loro cortei e manifestazioni di piazza. A volte, e qui sta il tragico della vicenda, sarebbe sufficiente che si riascoltassero.

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