Innocent Oseghale, il feroce assassino che ha ucciso la giovane Pamela Mastropietro per poi farne a pezzi il corpo, non sta affrontando soltanto il processo per omicidio.
In un’altra aula di tribunale, alla presenza del giudice Marika Vecchiarino, è in corso un altro procedimento penale, che lo vede inquisito per il reato di spaccio di sostanze stupefacenti. Alla sbarra insieme a lui, in questo caso, i compagni Lucky Desmond e Awelima Lucky, che hanno già ricevuto una condanna a sei e ad otto anni di reclusione.
Durante l’udienza tenutasi ieri sono stati ascoltati diversi professionisti, che hanno dato il loro parere in merito a delle fotografie rinvenute sul cellulare di Awelima Lucky, dove si vede della sostanza bianca (probabilmente eroina, ma ancora non vi è certezza) all’interno di quella che, molto probabilmente, è la casa dove risiedeva Oseghale. Ciò fornirebbe un’ulteriore prova sull’attività di spacciatore del nigeriano.
Ma è stato quando ha preso la parola Andrea Magliozzi, colonnello della guardia di finanza, che sono sono emersi i dettagli più significativi. Analizzando i movimenti sul conto Postepay di Oseghale, le fiamme gialle sono riusciti a risalire ad una cifra pari a 30mila euro, accumulati grazie a diversi trasferimenti di denaro.
Di questi 30mila, una cifra di per sé piuttosto sostanziosa, 4.300 euro erano stati versati tramite bonifici da familiari o conoscenti nigeriani, mentre 3.550 sarebbero stati inviati in più occasioni dal Gruppo umana solidarietà (Gus), quando l’imputato faceva ancora parte degli assistiti.
Rimangono dunque 22.359 euro di dubbia provenienza. Una cifra accumulata in circa due anni, che risulta tuttavia non rintracciabile. Da dove vengono questi soldi, ottenuti fra il 2015 ed 2017? Una volta uscito dal sistema di accoglienza, Oseghale è rimasto clandestinamente in Italia e non ha svolto alcun impiego.
L’accusa, in merito a ciò, non ha dubbi. Il denaro derivara sicuramente dall’attività di spaccio portata avanti dal 30enne nigeriano.
“Oseghale ha sempre ammesso di spacciare marijuana, negando però in maniera netta di aver avuto mai a che fare con l’eroina”. Questa la spiegazione degli avvocati difensori, Umberto Gramenzi e Simone Matraxia, come riportato da “Il Resto del Carlino”.Il processo, in ogni caso, va avanti. La prossima udienza è fissata per il 29 aprile venturo.
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