"Paghiamo le tasse e ci multano". Scoppia la rivolta contro Conte

Monta la protesta anche a Palermo. I ristoratori: "Ci buttano in mezzo a una strada. Il governo nazionale non ci sente"

"Paghiamo le tasse e ci multano". Scoppia la rivolta contro Conte

I commercianti questa notte hanno chiuso le loro attività e in marcia hanno sfilato per le vie di Palermo sino a raggiungere Palazzo d'Orleans, la sede della presidenza della Regione Siciliana. Un grido di protesta unanime quello degli operatori economici contro le nuove misure anti-covid emanate dal premier Giuseppe Conte. Nessuna guerriglia come quella successa a Napoli qualche giorno fa, ma gli animi erano molto caldi e la rabbia era palesata dagli slogan di protesta e le dichiarazioni di fuoco contro Conte.

Circa trecento i palermitani che si sono riuniti sotto il palazzo del potere del capoluogo siciliano. Il tam tam è partito sui social network con una avvertenza: “Fate attenzione a non fare infiltrare alcun gruppo politico o gruppo con intenzioni non pacifiche”. Il messaggio era chiaro:“Chiudeteci ma dandoci aiuto, basta prese in giro e ordinanza inutili, basta capri espiatori”.

I manifestanti faccia a faccia con le forze dell'ordine urlavano a squarciagola con le mani in aria: "Libertà, libertà". Un commerciante si è rivolto contro la schiera dei poliziotti in assetto anti sommossa davanti al cancello di Palazzo d'Orleans cercando di convincerli ad abbassare gli scudi e a togliere i caschi di protezione. "Mettetevi nei miei panni - dice il ristoratore agli agenti di polizia - se voi non riusciste a sfamare vostra figlia, che fareste?". Una notte di proteste, di rabbia contro l'esecutivo romano. I commercianti e gli imprenditori hanno espresso tutto il loro stato di abbandono da parte delle istituzioni. Per strada qualcuno ha acceso un fumogeno, chi sventolava una bandiera tricolore. In molti, con il loro cellulari per aria a documentare quegli attimi. Ma le manifestazioni non si fermano: questa sera alle 22 i commercianti torneranno in piazza.

Dopo aver dovuto affrontare molte spese per dotarsi di dispositivi anti Covid e aver perso parte del fatturato per la riduzione dei coperti, i lavoratori della ristorazione chiedono garanzie all'esecutivo romano. In molti sono contrari al nuovo dpcm di Conte in quanto "li condanna ad un vero e proprio fallimento". "Se gli esperti pensano che sia giusto chiudere le nostre attività, ce lo dicano e il governo ci dia un sostegno. Non si può andare avanti così, con questo balletto di orari”, afferma un commerciante. “È peggio del lockdown, per noi così le spese aumentano: paghiamo luce, affitto, Inps, la benzina per andare al lavoro… solo per guardare i muri perché i locali sono vuoti!”, urla per strada un ristoratore.

"Ci lasciano aperti solo per un motivo: perchè così loro non sono obbligati a tutelarci. Però noi siamo costretti a pagare le tasse, a fare rispettare le leggi e non solo, ci fanno anche i verbali...", dichiara poi ai giornalisti un proprietario di un bar.

Seguono a ruota le affermazioni del noto chef e ristoratore Natale Giunta: "Ad alzare la voce pare non serve a nulla. Non veniamo ascoltati dal governo nazionale. Perchè ci lasciano aperti? E' un lockdown mascherato. Tutto questo per non pagare o tutelarci economicamente. Questo Stato è una vergogna".

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