Il paladino vip delle Ong che voleva portare i clandestini in Italia

Richard Gere sarà testimone al processo Open Arms contro Salvini. Il leghista: "Porta i clandestini negli Usa"

Il paladino vip delle Ong che voleva portare i clandestini in Italia

Il signor Richard Gere, benestante attore della Hollywood che conta, sbarcherà a Palermo. Non per presentare il suo ultimo film. Non per deliziarci con una pièce teatrale. Né per mostrare al popolo l’Oscar ricevuto (quello, purtroppo, gli manca). Niente di tutto questo: volerà in Sicilia per testimoniare nel processo a carico di Matteo Salvini, ovvero dell’ex ministro dell’Interno di questo benedetto Paese. Roba nota e arcinota, che risale all’estate del 2019: il leader leghista vieta alla nave Open Arms di approdare in Italia con 121 migranti, l’imbarcazione resta al largo per diversi giorni, il Tar dà ragione all'Ong, la procura sale a bordo e fa sbarcare i naufraghi. Il resto venne di conseguenza: il governo Conte 2 si disgrega, la procura apre un’indagine, il Parlamento si piega alla richiesta di processo ed eccoci qui alla puntata finale di questo cinema: le udienze, iniziate due giorni fa, con tanto di prevista testimonianza dell’Ufficiale Gentiluomo.

Che Gere si impegni per il sociale non è una sorpresa. Lo fanno tanti attori. Il protagonista di Pretty Woman è impegnatissimo per il Tibet, buon per lui. S’è battuto contro l’Aids, ha fatto benissimo. E da qualche anno cavalca l’onda dell’apertura delle frontiere. Legittimo, per carità. Chi siamo noi per giudicare? Quando nell’agosto del 2019 salì a bordo di Open Arms lo fece perché gli dissero che una nuova legge italiana (il dl Sicurezza bis) “rendeva un crimine aiutare le Ong che salvano le persone in mezzo al Mediterraneo”. La cosa ovviamente è falsa, ma che importa? Ieri l’American Gigolo salpò da Lampedusa, oggi sbarca a Palermo per testimoniare al processo (udienza prevista il 23 ottobre) insieme al sindaco di Barcellona Ada Colau. Per Salvini sarà uno “spreco di soldi”, e il perché lo si capisce dal processo-copia per la Gregoretti, da poco finito nel dimenticatoio causa assoluzione dell’imputato leghista. “Vorrei sapere quanto costerà ai contribuenti italiani questa roba qua - dice Salvini - Se uno vuole vedersi Richard Gere va al cinema, non in tribunale”.

Per fare un po’ di polemica, basterebbe affidarsi al solito ritornello: il radical chic Gere si prenda dei migranti a casa sua. Lo fece Salvini già due anni fa, invitandolo a caricarseli sul suo aereo privato. “Se lo avessi, lo farei con molto piacere”, rispose lui. Ma affidarsi al solito “se ti piacciono i clandestini, pigliateli senza venire a darci lezioni”, non è in sé produttivo. Ha molta più logica ricordare al buon attore un paio di questioni. Primo: combattere politicamente l’immigrazione clandestina non è un crimine né sintomo di razzismo. Secondo: gli Stati hanno il diritto di gestire i flussi migratori come credono, proprio come fanno da decenni gli Usa (pure sotto l’illuminato Obama). Ecco, chissà: magari di fronte alle toghe italiane, Gere avrà il coraggio di denunciare anche quello che sta succedendo in Texas. Avete presente? Sotto le insegne del democraticissimo presidente Usa, Joe Biden, i poliziotti a stelle e strisce prendono a frustate i migranti haitiani al confine col Messico. Oppure, a sorpresa, si schiererà a difesa dell'ex ministro.

In fondo ormai pure Biden e Kamala Harris sull'immigrazione hanno gettato la maschera: prima i democratici piangevano per il muro trumpiano, poi si sono convertiti alla "protezione delle frontiere" invitando i migranti a "non venire o vi respingeremo". Se pure loro son diventati trumpiani, magari anche Gere ha cambiato idea sul Capitano leghista. In fondo a Hollywood tutto è possibile.

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