Sono cinque le persone iscritte nel registro degli indagati per omicidio premeditato e occultamento di cadavere della 18enne Saman Abbas, la giovane di origini pachistane, residente a Novellara, di cui si sono perse le tracce dallo scorso 30 aprile. Si tratta di Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, rispettivamente il padre e la mamma della ragazza; lo zio Danish Hasnain e due cugini, uno dei quali risponderebbe al nome di Ikram Ljaz. Dell'altro, invece, non sono ancora state diffuse le generalità.
Shabbar Abbas e Nazia Shaheen
Shabar Abbas, 47 anni, e Nazia Shaheen, 46 anni, sono indagati per "concorso morale e materiale" nel presunto omicidio della giovane Saman. A gettare ombra sulla coppia è un video risalente alla sera del 30 aprile, l'ultimo giorno in cui - verosimilmente - la 18enne sarebbe stata ancora in vita. Il filmato, recuperato dalle telecamere di sorveglianza dell'azienda agricola di Novellara presso cui erano impiegati gli Abbas, si vede Saman uscire di casa - con uno zaino di colore chiaro in spalla - insieme ai genitori per dirigersi nei campi dietro casa. Qui, secondo gli investigatori, sarebbe stata consegnata allo zio, Danish Hasnain, ritenuto l'esecutore materiale dell'omicidio. Dopo dieci minuti, infatti, i coniugi Abbas rientrano in casa comparendo davanti alle telecamere senza Saman. Poco dopo, Shabbar esce ancora di casa, si dirige per una seconda volta nei campi e poi, ritorna nuovamente nell'abitazione. Ma stavolta con lo zainetto che indossava la figlia poco prima. In quel lasso di tempo, ipotizzano i carabinieri, la giovane sarebbe stata ammazzata.
Danish Hasnain
Danish Hasnain, 33 anni, è ritenuto "l'esecutore materiale" del delitto. Si tratta di una delle tre persone, munite di pale secchi, che compaiono nel video del 29 aprile, il giorno precedente al presunto omicidio. Stando a quanto riferisce la Gazzetta di Reggio, la sera dell'esecuzione, Hasnain si sarebbe mosso con freddezza. "Ora andate a casa, ora ci penso io", avrebbe detto ai genitori della diciottenne, Shabbar e Nazia Shaheen. A rivelarlo sarebbe stato il fratello minore di Saman, ascoltato dal gip Laura Galli. Secondo il racconto del 16enne, il papà si sarebbe "sentito male" dopo aver lasciato andare la ragazza. Tuttavia, avrebbe avuto timore di ritrarsi ritenendo Danish capace di sterminare la famiglia. Del resto, proprio a lui si erano affidati per risolvere "il problema della figlia" che aveva trasgredito i dettami pachistani. Quando Danish rientra in casa, non ha nulla in mano e da questo il sedicenne deduce che la sorella sia stata uccisa con lo strangolamento.
I due cugini
Sono quelli che, insieme allo zio di Saman, avrebbero "scavato la fossa" in cui seppellire la cugina il giorno dopo. Uno dei due si chiama Ikram Ijaz; dell'altro, invece, non sono ancora state fornite le generalità. Ikram Ijaz è stato intercettato a Nimes, dalla polizia francese, il 21 maggio scorso, dopo che su di lui era spiccato un mandato di arresto europeo. Il 28enne era stato fermato mentre tentava la fuga verso la Spagna a bordo di un autobus Flexibus partito da Parigi e diretto a Barcellona.
Il 29 maggio, il fermo si era poi tramutato in arresto mentre si trovava in un centro di identificazione per cittadini stranieri. Lo scorso 3 giugno, la Procura di Reggio Emilia ha ottenuto l'okay per l'estradizione. Ijaz è ritenuto responsabile, in concorso, dell’omicidio e dell’occultamento di cadavere della giovane Saman.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.