È polemica sulla morte di Alessia Cintura, la bambina di dodici anni, annegata due giorni fa nel mare di Campofelice di Roccella a causa del mare agitato. I genitori naturali, a cui la bimba era stata sottratta due anni fa per una vicenda di disagi familiari, puntano il dito contro la madre affidataria accusandola di negligenza.
Due anni fa, a causa di un disagio familiare, i giudici del tribunale dei minori avevano stabilito l'affidamento della 12enne prima a una comunità e poi a una nuova famiglia. E proprio mentre si trovava affidata alle cure della nuova famiglia affidataria, domenica pomeriggio Alessia è annegata nelle acque di Campofelice di Roccella, in provincia di Palermo.
La ragazzina era su un tratto di spiaggia libera con una ventina di coetanei: c'era la bandiera rossa e il mare agitato. La madre adottiva era poco distante, all'interno di una casa di amici, stando a quanto scrive La Repubblica. Il corpo della bimba è stato trascinato a riva quando ormai era già morta. Indossava il costume.
Ora sulla morte della piccola, la procura di Termini Imerese ha aperto un'inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Luisa Vittoria Campanile, per accertare cosa sia accaduto. E i genitori, Cinzia Candela e Nicolò Cintura, chiedono giustizia: "Dov'era quella donna, quella madre scelta dal tribunale perché era migliore di noi?".
Da due anni il padre e la madre di Alessia, che nel 2015 avevano perso la custodia ma non la potestà genitoriale, lottavano per riavere la figlia a casa con loro. Due anni di battaglie legali per riottenere la custodia della figlia. "E come è finita? Così: Alessia è tornata a casa morta", si dispera Cinzia, la mamma.
L'affido
Tutto è iniziato quando la ragazzina aveva raccontato a scuola di aver avuto rapporti sessuali con il fratello. Le dichiarazioni sono state al centro di un processo per il quale il pubblico ministero ha chiesto l'archiviazione che, al momento della tragedia, era in attesa di essere accolta o meno da un giudice. Nel frattempo, però, Alessia è stata subito tolta ai genitori, ritenuti non adeguati per la crescita della figlia.
Adesso la coppia se la prende con i servizi sociali e con il Tribunale dei minori, che non avrebbe permesso loro di vedere la bambina. "Chiedevamo di poterla vedere, di sapere come stava, cosa faceva. Ma niente", si è lamentato Nicolò con il quotidiano. "Gli assistenti sociali ci prendevano in giro", si è sfogata invece la mamma.
Ma dal tribunale fanno sapere che il diniego sarebbe dovuto al parere negativo dato dagli assistenti sociali nelle relazioni periodiche. Il tribunale per i minori stava valutando con i servizi sociali se c'erano le condizioni le condizioni per riaprire uno spiraglio.
"Non è mai stato interrotto il contatto con i servizi sociali - ha detto Francesco Micela, il presidente del tribunale per i minori - e avevamo incaricato gli assistenti sociali di valutare la possibilità di ristabilire degli incontri ma fino ad aprile c'è stato parere negativo".La coppia è stata informata della morte della figlia solo 24 ore dopo dai carabinieri.
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