Pamela, scontro in aula: ​"Era già morta", "No l'ha accoltellata"

Al processo a Innocent Oseghale i medici legali che hanno effettuato le autopsie: il giallo della ferita al fegato

Pamela, scontro in aula: ​"Era già morta", "No l'ha accoltellata"

Dopo le foto choc mostrate in tribunale, sul corpo di Pamela va in scena l'ennesimo scontro tra la procura e la difesa di Innocent Oseghale, il nigeriano accusato di averla stuprata, uccisa e fatta a pezzi.

A parlare davanti alla corte d'Assise di Macerata è Mariano Cingolani, il medico legale che eseguì l'autopsia sul cadavere della 18enne - ritrovato fatto a pezzi in due trolley - e che oggi ha ribadito la sua versione: a uccidere la 18enne romana sono state due coltellate inferte a distanza di un po' di tempo (almeno 15-20 minuti) l'una dall'altra al fegato. Secondo il consulente il coltello trovato in casa dell'imputato "è compatibile" con le coltellate mentre la mannaia trovata "potrebbe essere stata usata nelle procedure di depezzamento".

A sostegno di questa ipotesi c'è anche il fatto che "la quantità di stupefacente" rilevata nel corpo della giovane non è "coerente" con una morte per droga. Non ha "contribuito in maniera apprezzabile alla morte", invece, l'ecchimosi trovata sul capo, che potrebbe essere anche causa della caduta. Secondo il consulente della procura, inolre, la morte di Pamela potrebbe essere avvenuta nella "tarda mattinata o primo pomeriggio del 30 gennaio" (e comunque non oltre le ore 18).

Una tesi che però contrasta con i risultati della prima autopsia, quella effettuata da Antonio Tombolini. Il medico legale ha ripetuto in aula che dagli esami preliminari "la morte poteva essere dovuta a un'overdose o per le ferite causate da un'arma da taglio". Poi però ha sottolineato che "se fosse stata inferta in vita doveva esserci molto più sangue": "L'infiltrazione ematica al fegato è anomala, nel senso che viene descritta come minuta in un organo molto vascolarizzato qual è il fegato e, di conseguenza, se questa coltellata fosse stata inferta quando Pamela era ancora in vita, indubbiamente l'infiltrazione ematica sarebbe dovuta essere più evidente", ha detto Tombolini.

Che ha anche ricordato che i pezzi della ragazza sono stati lavati con "almeno cinque litri" di varechina, con l'obiettivo di avere "un lavaggio accurato per cancellare qualsiasi traccia di contatto fisico con la deceduta".

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