Il Papa choc sulla proprietà privata: "Non è intoccabile"

Il Papa nega la natura assoluta della proprietà privata per la seconda volta. Tra chi critica e chi ritiene le affermazioni di Bergoglio in continuità, ecco la vera svolta di Bergoglio

Il Papa choc sulla proprietà privata: "Non è intoccabile"

Papa Francesco è convinto che la proprietà privata non sia intoccabile. Jorge Mario Bergoglio lo ha ribadito ieri, all'interno di un testo inviato a chi, in Africa, svolge la funzione giudiziaria.

L'idea dell'argentino sul concetto di proprietà, però, era già nota. L'ultima enciclica, ossia Fratelli Tutti, è stata chiara sul punto. La posizione del Papa va inserita nel contesto di una pastorale complessiva, che critica la globalizzazione e privilegia i popoli delle "periferie economico-esistenziali". Ogni vescovo di Roma si rivolge ad un mondo diverso. Quello contemporaneo non è lo stesso mondo di Leone XIII, che aveva dinanzi l'avvento del socialismo. In questo specifico caso, l'Occidente contemporaneo avrebbe delle responsabilità precise sullo stato di benessere dei popoli. Se non altro perché il capitalismo, che Bergoglio contesta al pari di certa globalizzazione, ha attecchito soprattutto dalle nostre parti.

I critici del pontificato tendono a sottolineare proprio l'anti-occidentalismo. Un atteggiamento che Bergoglio, forse pure per via delle sue origini - dicono - incarnerebbe. Anzi, il Santo Padre avrebbe proprio un pregiudizio nei confronti del Vecchio continente e del Nord america. Il regnante è di sicuro un pontefice che vuole assecondare la costruzione di un mondo nuovo, con meno differenze sociali. I conservatori, dal canto loro, reagiscono opponendosi all'andazzo, mentre il fronte tradizionale ricorda come l'economia filtrata dal cattolicesimo debba essere slegata dai pragmatismi. Per dirla con chi ha organizzato questa conferenza, ossia Tradizione Famiglia e Proprietà, La Nuova Bussola Quotidiana e l’Osservatorio internazionale cardinale Van Thuan per la Dottrina sociale della Chiesa, quella del Papa sarebbe un'economia con un mantra - "poveri tutti", appunto - . Bergoglio punta alla "conversione ecologica", ma chi ragiona in modo diverso ritiene che sia l'economia a doversi convertire al cattolicesimo, senza snaturarsi in pauperismo. Sono visioni differenti, e anche il concetto stesso di proprietà privata è entrato di diritto nell'ambito ecclesiastico. Non è una grossa novità.

Certo Francesco non si è nascosto. Come ripercorso dall'Ansa, la missiva inoltrata in Africa è esplicita. Bergoglio pensa che si debba edificare una "nuova giustizia sociale partendo dal presupposto che la tradizione cristiana non ha mai riconosciuto come assoluto e intoccabile il diritto alla proprietà privata" e ne ha sempre invece sottolineato "la funzione sociale". E in effetti non è corretto affermare che il Papa non sia in continuità con i suoi predecessori. Nel senso che davvero la tradizione e la dottrina cristiano cattolica hanno espresso quel tipo di concezione della proprietà. Con qualche differenza: in Fratelli Tutti, ad esempio, Jorge Mario Bergoglio sottolinea la natura di diritto naturale secondario della proprietà. Un diritto, ancora, che sarebbe "derivato dal principio della destinazione universale dei beni creati". Questa sottile differenza giuridica può però comportare effetti macroscopici, almeno nell'ottica dei cattolici conservatori. Non circolano troppi dubbi sul fatto che la proprietà privata abbia una "funzione sociale" - come del resto recita la formula costituzionale italiana, che è come sappiamo frutto del dialogo tra giuristi cattolici e giuristi socialisti - , ma è il contesto storico a suscitare delle riflessioni.

Bergoglio, nella sua enciclica, cita San Giovanni Paolo II, ma il Papa polacco è stato contemporaneo alla caduta del muro di Berlino ed al possibile dilagare di uno sfrenato neo-liberismo. Bergoglio - com'è noto. guarda pure alle questioni amazzoniche, che non erano mai state così al centro di un pontificato, mentre sembra riservare un ruolo secondario all'Occidente, per il quale sembra intravedere un modello multiculturale ed aperturista. Annota ancora il Papa in Fratelli Tutti: "Accade però frequentemente che i diritti secondari si pongono al di sopra di quelli prioritari e originari, privandoli di rilevanza pratica". Così com'è proprio di un diritto naturale secondario, non vi è assolutezza.

La Rerum Novarum di Leone XIII concedeva allo Stato la facoltà di mitigare l'uso della proprietà privata in relazione alla "funzione sociale", ma gli negava quella di mettere in discussione l'istituto, in quanto declinazione di un diritto naturale.

Un diritto naturale che per il pontefice che ha avuto a che fare con gli albori del marxismo non poteva che essere determinante, mentre negli accenti sulla natura subalterna del diritto risiede la novità delle affermazioni del pontefice regnante. In estrema sinstesi, chi cerca differenze bada alle sottolineature, al contesto storico ed alle possibile conseguenze sul piano economico delle affermazioni.

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