Il Papa alla Veglia di Pasqua: ​"Superiamo chiusure e paure"

Bergoglio in San Pietro: "Il peccato seduce e promette successo". Ma avverte: "Il denaro non è il senso della vita"

Il Papa alla Veglia di Pasqua: ​"Superiamo chiusure e paure"

"Pasqua è superare chiusure e paure". Nella basilica vaticana papa Francesco presiede la solenne Veglia Pasquale nella Notte Santa. "Pasqua è la festa della rimozione delle pietre - annuncia - Dio rimuove le pietre più dure, contro cui vanno a schiantarsi speranze e aspettative: la morte, il peccato, la paura, la mondanità". Poi, citando Emily Dickinson, avverte: "Non conosciamo mai la nostra altezza finché non siamo chiamati ad alzarci".

Il rito ha inizio nell'atrio della Basilica di San Pietro con la benedizione del fuoco e la preparazione del cero pasquale. "Spesso a ostruire la speranza è la pietra della sfiducia - continua Bergoglio - quando si fa spazio l'idea che tutto va male e che al peggio non c'è mai fine, rassegnati arriviamo a credere che la morte sia più forte della vita e diventiamo cinici e beffardi, portatori di malsano scoraggiamento". Dopo la Via Crucis al Colosseo, incentrata sul dramma dell'immigrazione, il Papa parla del peccato come ostacolo al compimento dell'uomo. "Pietra su pietra costruiamo dentro di noi un monumento all'insoddisfazione, il sepolcro della speranza - spiega ancora - lamentandoci della vita, rendiamo la vita dipendente dalle lamentele e spiritualmente malata". Alla processione verso l'altare, con il cero pasquale acceso e il canto dell'Exultet, fa seguito la Liturgia della Parola e la Liturgia Battesimale, nel corso della quale il Pontefice amministra i sacramenti dell'iniziazione cristiana a otto neofiti provenienti da Italia, Albania, Ecuador, Indonesia e Perù.

Nell'omelia durante la Veglia Pasquale papa Francesco parla proprio della "pietra che spesso sigilla il cuore". È la pietra del peccato. "Il peccato seduce, promette cose facili e pronte, benessere e successo, ma poi lascia dentro solitudine e morte", spiega il Pontefice ricordando che il peccato è "cercare la vita tra i morti" e "il senso della vita nelle cose che passano". "Perché cercate tra i morti colui che è vivo?", chiede ai fedeli presenti nella basilica vaticana. "Perché non ti decidi a lasciare quel peccato che, come pietra all'imboccatura del cuore, impedisce alla luce divina di entrare? - li incalza -perché ai luccicanti bagliori del denaro, della carriera, dell'orgoglio e del piacere non anteponi Gesù, la luce vera? Perché non dici alle vanità mondane che non è per loro che vivi, ma per il Signore della vita?".

Papa Francesco ricorda, quindi, che Gesù non è un personaggio del passato. "È una persona vivente oggi", scandisce. Ma avverte: "Non si conosce sui libri di storia, s'incontra nella vita". Da qui l'appello rivolto ai fedeli a far memoria di quando Gesù ha chiamato, "quando ha vinto le nostre tenebre, resistenze, peccati". "Gesù è specialista nel trasformare le nostre morti in vita, i nostri lamenti in danza - continua - con Lui possiamo compiere anche noi la Pasqua, cioè il passaggio: passaggio dalla chiusura alla comunione, dalla desolazione alla consolazione, dalla paura alla fiducia". Quindi, rivolgendosi ai presenti, chiede: "Preferiamo rimanere accovacciati nei nostri limiti, rintanarci nelle nostre paure.

È strano: perchè lo facciamo? Spesso perché nella chiusura e nella tristezza - aggiunge poi - siamo noi i protagonisti, perchè è più facile rimanere soli nelle stanze buie del cuore che aprirci al Signore. Eppure solo Lui rialza".

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