"Ora sto bene, e stanno bene anche i miei compagni e migliori amici, che ho già sentito". Nicolò Bonetti, dodici anni, è uno dei 51 bambini che erano a bordo dello scuolabus preso d'assalto e poi incendiato sulla Paullese da Ousseynou Sy, il senegalese con cittadinanza italiana che voleva vendicare i migranti morti nel mar Mediterraneo con un gesto a effetto.
Il ragazzino ha parlato a Un giorno da pecora, su Rai Radio Uno. "Sei un piccolo eroe di questa vicenda" gli dice il conduttore Giorgio Lauro – affiancato da Geppi Cucciari e da Sandro Piccinini, ospite in studio – e Nicolò risponde con modestia: "Grazie, ma non mi sento un eroe, ho fatto solo la cosa giusta".
Dunque il giovanissimo ha ripercorso quei minuti da incubo: "Ad un certo punto l'autista, che per me è un terrorista, ci ha urlato di allontanarci dalle porte, ci ha mostrato quella che noi pensavamo fosse una pistola, ha preso delle fascette e ha ordinato ai professori di educazione fisica di legarci. Poi ci ha imposto di dargli i telefoni, cosa che abbiamo fatto tutti tranne Rami".
E continua: "Il terrorista ha chiesto di avere qualcuno vicino a lui e poi ha iniziato a spargere benzina. Dopo è andato a prendere un ostaggio e ne ha chiesto un altro: se nessuno si fosse presentato minacciava di fare esplodere l'autobus. In un momento di panico, coi miei compagni agitati ho deciso di andare lì ed offrirmi volontario".
Insomma, un piccolo
eroe di cui andare tutti orgogliosi: "Si, avevo paura,in tanti mi hanno creduto pazzo, ma penso di aver fatto la cosa giusta, l'ho fatto per i miei compagni. Ho cercato di tenere i nervi saldi".
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