Il parmigiano tarocco ora si mangia quello vero

Troppe imitazioni. Il re dei formaggi per la prima volta superato dalle copie false. E una stalla su quattro chiude

Il parmigiano tarocco ora si mangia quello vero

Il più evocativo è il Parmesao. Meravigliao. Made in Brasile, ovviamente; preferito da tutte le donne non carioca, nella speranza che, mangiandone una scheggia, venga anche a loro il sedere a mandolino. Poi c'è il falso Parmigiano Vegano, squisito sulla crostata di limone&tofu. Da sottolineare la qualità del Grana prodotto dalla comunità Amish e trasportato ogni giorno dalla stalla direttamente col calessino. Prelibato pure il «Parmesan perfect italiano» ma prodotto in Australia; idem per il Reggianito argentino che sta al Reggiano doc come il Raoul Casadei sta al tango. Ma ai buongustai che davvero vogliono andare sul sicuro consigliamo una grattugiata di Parmesan (vincitore addirittura del titolo di miglior formaggio negli Usa) o il kit Parmigiano-fai-da-te per «forme da 10 kg da fare produrre comodamente a domicilio»; unica fastidiosa controindicazione: una certa puzza di caseificio per tutta la casa, si consiglia dunque di areare spesso le stanze in cui avviene la «lavorazione». Imperdibile, infine, il formaggio-cirillico che si è iniziato a produrre in Russia dopo l'embargo: tutto merito del compagno Putin (ghiotto, non a caso, dei bucatini cacionski&peponski).

Fin qui abbiamo scherzato. Ma neanche tanto, considerato che nel 2014 la produzione di falsi Parmigiano Reggiano e Grana Padano nel mondo ha sorpassato per la prima volta quella degli originali. Un boom di formaggi tarocchi che ha provocato addirittura il calo del valore delle esportazioni, in controtendenza al record fatto segnare all'estero dall'agroalimentare made in Italy ma anche ai positivi risultati registrati da altri formaggi, dal Pecorino al Gorgonzola.

A lanciare l'allarme è la Coldiretti in vista dell'Expo. Il suo «Dossier sul mercato del Parmigiano Reggiano, tra crisi ed opportunità» è stato presentato durante la prima mobilitazione in piazza da parte del «popolo del Parmigiano», con migliaia di produttori, casari, stagionatori, gastronomi e consumatori.

Un dato è oggettivamente (anzi, formaggiosamente) clamoroso: nel 2014 la produzione delle imitazioni del Parmigiano e del Grana ha superato i 300 milioni di chili.

Se gli Stati Uniti (con oltre il 50%) sono i leader della falsificazione con «holding casearie» in Wisconsin, California e New York, le imitazioni sono molte diffuse anche dall'Australia al Sud America. Ma anche i Paesi emergenti (Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Estonia e Lettonia) non scherzano: sul mercato europeo ed in Italia sono arrivati infatti i cosiddetti similgrana di bassa qualità spesso venduti con nomi di fantasia che ingannano i consumatori sulla loro reale origine. Una concorrenza sleale nei confronti degli autentici Parmigiano Reggiano e Grana Padano tenuti a rispettare rigidi disciplinari di produzione, completamente sconosciuti invece ai marchi farlocchi.

Intanto i dati della Coldiretti dimostrano come «la crisi economica fa più danni del terremoto». Ne è prova la scomparsa di quasi una stalla su quattro impegnata nella produzione del latte per il Parmigiano Reggiano e la perdita di migliaia di posti di lavoro negli allevamenti e nei caseifici.

A rischio c'è un sistema produttivo che vale complessivamente quasi 4 miliardi di fatturato, con il Grana Padano che si colloca al vertice delle produzioni italiane tutelate dall'Unione Europea con un volume di affari che vale 1,5 miliardi al consumo nazionale e 530 milioni all'export, mentre il Parmigiano Reggiano si colloca al secondo posto, con 1,5 miliardi al consumo nazionale e 460 milioni all'export.

Nel 2014 il prezzo pagato ai produttori di Parmigiano Reggiano è diminuito del 20% in dodici mesi, passando dai 9,12 euro del gennaio 2014 ai 7,31 euro di fine dicembre. A differenza, il prezzo di vendita ai consumatori italiani è calato appena del 4%.

Ma nell'ambio supermarket dei falsi alimenti tricolori non possono certo mancare i condimenti, con i nostri gloriosi San Marzano, trasformati in «San Marzani grown domestically in the

Usa», «Pomodorini di collina cinesi» e «Salsa Bolognese di Sideney». Sughi ideali per condire i tradizionali «spaghetti napoletani». Quelli veraci. Portoghesi doc, ovviamente: come li fanno a Lisbona, neppure a Gragnano.

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