Il segretario di Stato della Santa Sede, il cardinale Pietro Parolin, è intervenuto sui temi di più stretta attualità. Tra i vari aspetti toccati, all'interno dell'intervista rilasciata al quotidiano America Oggi, anche quello riguardante il sempre discusso tema del celibato dei sacerdoti.
Attenzione: il cardinale italiano non sembra aver considerato davvero l'ipotesi che ai consacrati della Chiesa cattolica venga concessa la facoltà di sposarsi. Ma si è espresso in termini abbastanza aperturisti sull'eventualità di ragionare senza concetti precostituiti. E le dichiarazioni di Parolin vanno interpretate anche alla luce del Sinodo sull'Amazzonia, che è previsto per l'anno venturo. Il prossimo, dopo quello su giovani e vocazioni che inizierà domani. Quella zona di mondo è interessata da un problema strutturale: vi abitano troppi fedeli per un numero di preti non sufficiente a soddisfare quelle che vengono chiamate "esigenze pastorali".
Ecco perché Papa Francesco starebbe sul serio pensando all'ipotesi di mettere in campo i viri probati, cioè uomini, di chiara fede cattolica, sposati o con alle spalle un matrimonio. Verrebbero "utilizzati" anche per la celebrazione dei sacramenti, ma bisognerà attendere le decisioni della riunione sinodale del 2019 per capire quale tipo di evoluzione, se così può essere definita, sarà ammessa dalla Santa Sede. Statistiche simili a quelle della foresta sudamericana interessano anche altre luoghi. La Germania, per fare un esempio, dove la Conferenza episcopale ha più volte sottolineato la bontà di estendere ai laici la gestione della vita parrocchiale. Non si può escludere che le misure adottate per l'Amazzonia vengano poi replicate per altre zone e per situazioni similari.
Come si legge su IlFattoQuotidiano, il cardinale si è detto convinto che "che occorra oggi interrogarsi se il celibato sia vissuto in tutte le sue potenzialità e se sia apprezzato e valorizzato in ciascuna Chiesa particolare. Non mi aspetterei nessun drastico cambiamento su questo aspetto, se non in un’ottica di un suo graduale approfondimento a beneficio del popolo di Dio e in particolare dell’esigenza principale della fede: l’annuncio del Vangelo all’uomo".
Nessuno stravolgimento, quindi, ma il 'ministro degli esteri' del Vaticano ha in ogni caso evidenziato la necessità di rfilettere. Soprattutto perché il magistero non rappresenta un "monolite immutabile". Poi l'invito a tener presente che l'istituzione ecclesiastica ha sempre fatto di un certo grado di evoluzione una sua caratteristica essenziale: "La Chiesa appassirebbe se non si sviluppasse. In questo senso, le questioni di oggi vanno affrontate facendo tesoro della preziosa eredità della nostra storia per dare ad esse una risposta che permetta al popolo di Dio di crescere e di svilupparsi armoniosamente". Ecco, ancora, la parte dell'intervista riservata al celibato: "Come non dobbiamo intimorirci - ha specificato il segretario di Stato - di fronte a temi che riguardano la disciplina della Chiesa, la quale può subire degli adattamenti. Per esempio, l’insegnamento circa il celibato ecclesiastico, che risale alla tradizione apostolica, ha trovato nel corso della storia differenti modalità espressive nella maggioranza delle Chiese cattoliche orientali, dove gran parte dei preti sono già legittimamente sposati”.
La consacrazione e il matrimonio, in alcune realtà cattoliche, non sono percepite o disciplinate come fenomeni alternativi.
Il Sinodo sull'Amazzonia potrebbe fare da spartiacque. E la Chiesa, come abbiamo avuto modo di sottolineare altre volte, potrebbe optare per lo "sviluppo" di un tratto, che almeno sino a oggi, è stato spesso considerato immutabile.
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