"Perché ci sono i chierichetti migranti?": in Svizzera bufera sulla Messa

La polemica innescata dal vicesindaco della città di Chiasso: "Ai miei tempi sarebbe stato impensabile" avere chierichetti di altre culture

La celebrazione di una Santa Messa in una foto d'archivio
La celebrazione di una Santa Messa in una foto d'archivio

I chierichetti sull'altare? Solo e rigorosamente dalla pelle bianca. L'assurda polemica arriva dal Canton Ticino, in Svizzera, e precisamente dalla città di Chiasso.

A dare fuoco alle polveri il vicesindaco della città e deputata della Lega dei ticinesi, Roberta Pantani. Che in un intervento sul settimanale del partito Il Mattino della domenica ha puntato il dito contro la presenza alla Santa Messa, nella parrocchia di San Vitale, di due chierichetti di colore.

L'attacco, durissimo, è rivolto al parroco don Feliciani: "il suo amore per i migranti è tanto da utilizzare per la funzione di chierichetti, bambini provenienti da altre culture, migranti pure loro. Ora, con tutto il rispetto dei bambini, che sono uguali in tutto il mondo, mi chiedo quale sia la recondita ragione di tale atto".

"Quando ai tempi del don Willy - proseuge - quelli della mia generazione andavano in chiesa, quella del chierichetto era una funzione ambita, a cui si accedeva per meriti e per esperienza maturata sul campo. I tempi sono cambiati. Con la crisi delle vocazioni l’unica possibilità rimasta è mettere a suo servizio bimbi che fino a ieri delle funzioni ecclesiastiche probabilmente non avevano mai sentito parlare".

Peccato che i due ragazzini chiamati in causa sono due gemelli di 11 anni sono sì nati in Etiopia, ma frequentano la parrocchia da anni, accompagnati dai genitori adottivi. E, sorpresa, hanno anche il passaporto svizzero.

Amareggiata e indignata la reazione della famiglia adottiva dei due bimbi, che chiede di mantenere l'anonimato per ragioni di tutela della privacy: "Sono fiera di essere la mamma di questi due chierichetti. Solo per chiarire...andavano in Chiesa ancora prima di giungere a Chiasso e scoprire la pochezza umana", spiega la madre adottiva.

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