Nell’ultima relazione della Dia, la Direzione Investigativa Antimafia, un capitolo a parte viene dedicato alla mafia nigeriana. Basta questo per comprendere la gravità del fenomeno e, soprattutto, la sua ascesa in termini di radicamento territoriale all’interno del panorama mafioso del nostro paese.
La mafia nigeriana ha del resto una caratteristica che la rende molto simile ai gruppi criminali nostrani, ossia la sua composizione fatta da clan gerarchicamente organizzati. Questo rende la criminalità proveniente dal paese africano tanto strutturata quanto pericolosa, in grado di mettere assieme affari non solo lungo l’asse Nigeria – Italia, ma anche in tutti gli altri continenti.
La sua origine, come spiegato nelle scorse settimane, è all’interno dei campus universitari delle principali città nigeriane: è qui che nascono le confraternite che, tra gli anni ’70 ed ’80, diventano poi dei veri e propri sodalizi criminali con tanto di rituali di appartenenza e di culti in grado di solidificare, spesso in modo crudele, l’affiliazione ad un determinato clan.
Nascono così, tanto a Lagos quanto a Benin City ed in altre importanti città nigeriane, le confraternite dei Balck Axe, dei Vikings, degli Eiye o dei Maphite, spesso in contrasto tra loro per il predominio sul controllo dei traffici illeciti e delle attività criminali. Droga, prostituzione e riciclaggio di denaro sporco sono le principali fonti di finanziamento e guadagno della mafia nigeriana, la quale poi con il fenomeno migratorio espande i suoi interessi in molte aree del pianeta, dagli Usa all’Europa.
Ed è proprio questo il principale pericolo sottolineato dall’ultima relazione della Dia, ossia la ramificazione nel fenomeno dell’immigrazione e dello sfruttamento della tratta di esseri umani. La mafia nigeriana negli anni non vede nella partenza dei propri connazionali solo un’occasione per “esportare” la propria criminalità all’estero, ma anche una diretta fonte di reddito grazie all’organizzazione dei viaggi della speranza che fruttano per ogni migrante migliaia di Dollari.
La Dia mette in guardia proprio dalle modalità con le quali la mafia nigeriana riesce a sfruttare il traffico di esseri umani, senza inoltre dimenticare le possibili infiltrazioni jihadiste le quali non sono da escludere considerando la crescita di Boko Haram in diverse parti del nord della Nigeria. Un doppio pericolo dunque, quello meramente criminale e dovuto quindi alla crescita della mafia locale da un lato, dall’altro invece quello legato al terrorismo.
Secondo la Dia, in Italia dopo le mafie nostrane si installa per pericolosità la criminalità organizzata nigeriana ed il fenomeno migratorio rischia di amplificare le potenzialità nefaste delle confraternite africane. Non solo per l’arrivo di più esponenti della malavita dalla Nigeria e non solo, inoltre, per gli ingenti guadagni che la mafia africana ottiene dalla tratta di esseri umani, ma anche perché l’approdo in Italia di gente dal reddito vicino allo zero crea un bacino di disperati sempre più ampio da cui poter attingere potenziale manovalanza.
Non a caso alcuni dei principali hub della criminalità nigeriana si riscontrano ad esempio in centri quali il Cara di Mineo, chiuso nelle scorse settimane, in cui diverse indagini della Procura di Catania negli anni evidenziano le attività delle cosche nigeriane all’interno della struttura. A parlare di questo timore già nel 2017, come sottolinea La Verità, è l’allora procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, oggi europarlamentare del Pd: “Non va sottovalutato che il costante arrivo di cittadini stranieri nel nostro Paese – sottolinea Roberti in una relazione di due anni fa – sia comunitari sia extracomunitari (anche irregolari), rappresenta un ricco bacino di ingaggio da parte di organizzazioni criminali”.
Oggi le basi principali della mafia nigeriana sono tanto al nord quanto al sud, qui le cosche risultano avere hub importanti lungo la costa domiziana così come all’interno del centro storico di Palermo. Al nord invece, le ultime operazioni parlano di una mafia nigeriana che lucra con il traffico della prostituzione e della droga a Parma, a Ferrara, ma anche a Venezia ed in molte città della Lombardia.
Ramificazione, fatturati illeciti sempre più elevati, gerarchizzazione e facilità nell’avere manodopera a
disposizione, nonché mani in pasta nel traffico di esseri umani, di prostitute e di sostanze stupefacenti: sono questi tutti elementi che rendono la mafia nigeriana una vera e propria polveriera che incombe su tutta l’Italia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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