Gruppi organizzati, anche ben ramificati ma ancora sostanzialmente anche molto “mobili”: ecco la fotografia che è possibile scattare dell’attuale condizione della mafia nigeriana in Italia, la quale rispecchia molto ovviamente quelle che sono le dinamiche delle cosche e dei gruppi presenti nel paese africano.
In alcuni casi si hanno veri e propri clan, organizzati in modo gerarchico e caratterizzati da un’affiliazione di natura tribale o dovuta a barbari riti di iniziazione. In altri casi invece, si hanno dei sottogruppi organizzati soltanto per un determinato affare od obiettivo e caratterizzati quindi da una maggiore “flessibilità” interna.
Per capire meglio il fenomeno della mafia nigeriana in Italia, occorre partire dalle origini di questa consorteria malavitosa in patria. La criminalità organizzata nigeriana infatti, a dispetto di quanto si possa pensare, non nasce da condizioni di povertà o degrado, così come non ha origine dal mondo rurale e povero. Al contrario, la mafia nigeriana nasce nei campus universitari e fa breccia tra ragazzi di famiglie benestanti. Il fenomeno, in particolare, sorge tra gli anni ’70 ed ’80. Lagos e Benin City sono le due città principali dove si sviluppano all’interno delle rispettive università le confraternite che iniziano a praticare violenza ed intimidazioni per imporsi tra gli altri studenti. Questi gruppi diventano così potenti da avere presto ramificazioni sia politiche che militari.
Una crescita che impone loro una certa strutturazione e vengono dunque creati clan, con boss, capi, sottocapi, gregari e semplici affiliati. Aderire ad una confraternita costa parecchio, sia in termini di denaro che a livello fisico e psicologico: molte di queste organizzazioni infatti, prevedono riti tribali e riti voodoo che culminano spesso in pestaggi volti a provare il livello di “virilità” del nuovo aderente. Dopodiché vengono indossati abiti od adottati segni di riconoscimento: elmetti particolari, collane od a volte anche tatuaggi per distinugarsi da altri gruppi. Tra gli anni ’80 e ’90, il potere acquisito dalle confraternite è tale da fare andare loro oltre gli ambiti universitari. Si controlla il territorio, si vira verso la gestione degli affari criminali: nel nord come nel sud della Nigeria, a Lagos come a Benin City e nel delta del Niger, la malavita viene gestita dalle confraternite.
Droga, riciclaggio di denaro sporco, prostituzione, dagli anni 2000 anche tratta di esseri umani verso l’Europa: la mafia nigeriana mette le mani ovunque e si ramifica anche all’estero. Dal sud America, fino agli Usa, passando appunto per l' Europa e quindi anche per l'Italia. Nel nostro paese oramai non c’è grande città o regione che non sia interessata da operazioni di Polizia volte a stroncare gli affari della mafia nigeriana.
Già dai primi anni 2000 si ha notizia di blitz e di operazioni con numerosi arresti, che vedono protagonisti i membri della criminalità organizzata nigeriana. Quasi due decenni di inchieste, che rendono possibile tracciare un quadro complessivo storico del fenomeno. La confraternita più presente in Italia, è quella denominata “Eiye”. Sarebbe ben ramificata nel nord, di recente la Polizia riesce a catturare in Germania il boss nigeriano che controlla le piazze di spaccio a Venezia ed a Mestre e che sarebbe a capo di una delle bande Eiye più importanti, sgominata nel blitz di via Monte San Michele, proprio a Mestre, nel luglio 2018. Per entrare nella Eiye si subisce un pestaggio e viene spalmato del peperoncino sulla fronte dell’aspirante affiliato. Oltre che nel Veneto, di recente alcune operazioni dimostrano la presenza di questo clan a Torino, in Lombardia ed anche in Sardegna.
Nel sud prevarrebbero invece i gruppi affiliati alla confraternita dei Black Axe, nata a Benin City. A Castel Volturno si troverebbe la principale base di questo gruppo, lungo costa domiziana diversi clan nigeriani organizzano la tratta di esseri umani e delle prostitute. I Black Axe sono ben presenti anche in Sicilia, soprattutto nella zona del palermitano. Nel capoluogo siciliano avrebbero una base anche in pieno centro storico, all’interno del mercato del Ballarò.
Ma sono diverse le confraternite della mafia nigeriana operanti in Italia: di recente, nella Sicilia orientale, vengono smantellate alcune organizzazioni vicine ai Vikings, alcuni affiliati hanno nel Cara di Mineo la propria base. I Vikings sarebbero presenti anche in Emilia Romagna e, in particolare, a Ferrara e quindi nella città di recente sconvolta dalla rivolta di nigeriani in pieno centro. Un altro gruppo temibile è quello dei Maphite, anch’esso tristemente famoso per i rituali di iniziazione. Non a caso i gruppi vengono definiti “cultisti”, proprio perché utilizzano alcuni riti derivanti da culti locali e tribali.
Un fenomeno sociale e criminali preoccupante, che in Italia impegna numerosi inquirenti. Come ogni mafia, anche quella nigeriana prende piede lì dove ci sono soldi ed interessi. Ecco perché è sempre più radicata al nord, mentre al sud riesce a colmare i vuoti lasciati dalle mafie locali e si arricchisce con il traffico di migranti e con il controllo di spaccio e prostituzione. In Sicilia cosa nostra lascia fare oppure semplicemente a volte non dimostra interesse nel riprendersi una piazza tolta dalla “concorrenza” nigeriana. In Campania la camorra ha interessi diversi dalle confraternite nigeriane, che dunque hanno campo libero nel gestire i propri traffici più peculiari.
In generale, il fenomeno appare in costante aumento e questo non vale solo per l’Italia: le confraternite nigeriane hanno oramai basi in tutto il mondo, con ramificazioni ben collaudate da paese in
paese. Da più parti inizia ad emergere la necessità di creare coordinamenti internazionali per stanare i tanti affari della mafia nigeriana. Di certo l’instabilità politica e sociale attuale in Nigeria non sembra aiutare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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