Benno Neumair era semi-infermo quando uccise il padre, lucido quando strangolò la mamma. È questo l'esito della perizia psichiatrica depositata in Procura a Bolzano, lo scorso venerdì, dai tre periti nominati dal giudice delle indagini preliminari, Carla Scheidle, e che sarà discussa nell'udienza del prossimo 20 luglio. I difensori del trentenne bolzanino, accusato dell'omicidio dei genitori, Laura Perselli e Peter Neumair, puntano ad evitare l'ergastolo mentre la parte civile sostiene la piena imputabilità per entrambi gli omicidi nonostante il riconoscimento del vizio parziale di mente.
La capacità di intendere e volere
Benno era capace di intendere e volere quando la sera del 4 gennaio scorso, nell'appartamento al civico 4 di via Castel Roncolo, a Bolzano, uccise i genitori? Si tratta di uno dei tre quesiti cardine del processo a cui dovranno rispondere tre big della psichiatria: Edoardo Mancioppi, psicologo trentino, Marco Samory, psicologo padovano e la criminologa Isabella Merzagora. Il gip ha chiesto loro di accertare se il 30enne fosse lucido in entrambe le fasi del delitto: quando ha strangolato i suoi e, successivamente, quando ha gettato i corpi dal ponte di Ischia Frizzi nel fiume Adige.
Altro aspetto da chiarire riguarda la pericolosità sociale di Benno e, cioè, se c'è il rischio di reiterazione del reato. Da ultimo, bisognerà capire che ruolo abbiano giocato gli anabolizzanti sulla condotta aggressiva dell'imputato nel contesto della dinamica omicidiaria.
"Personalità narcisistica"
Intanto, l'esito della perizia psichiatrica ha riconosciuto al giovane personal trainer un "disturbo narcisitico della personalità". Un'evidenza tutt'altro che irrilevante ai fini processuali e che, come ben spiega il Corriere della Sera, diventerà terreno di scontro tra i periti di entrambi le parti coinvolte. Ma c'è di più.
La Procura contesta anche l'aggravante della premeditazione: Benno avrebbe provato a depistare le indagini dopo aver ucciso i genitori. Qualora venissero accolte le conclusioni dei periti del giudice, la difesa potrebbe giocarsi l'asso nella manica: la richiesta del rito abbreviato. Un espediente che consentirebbe di evitare la massima pena dal momento che i due omicidi sono accorpati in un unico reato e potrebbe valere la "carta jolly" della semi-infermità mentale.
Il racconto di Benno è attendibile?
C’è però un ulteriore nodo da sbrogliare: l’attendibilità del racconto di Benno in merito al movente del delitto. Secondo le dichiarazioni rese dall'imputato, la furia omicida sarebbe scaturita dall’ennesima lite col padre per questioni di ordine economico. "In sé - spiega Carlo Bertacchi, avvocato di Madè Neumair al Corriere della Sera - la seminfermità non consente di parlare di non imputabilità. Ma nel caso particolare, al momento dell’omicidio del padre i periti del giudice sostengono che ci sia stato un elemento 'attivatore' di questo disturbo, in senso aggressivo. Elemento dato dal padre che, in base al racconto di Benno, lo avrebbe svegliato di soprassalto, incalzandolo e chiedendogli dei soldi. Ma questo, appunto, è quello che ha raccontato Benno, che in un’altra parte della perizia viene definito un mentitore seriale, una persona che vive nella menzogna, parte integrante del suo tratto narcisistico".
Diametralmente opposta la lettura della difesa che sostiene invece che non ci sia motivo di non credere alle dichiarazioni di Benno (rilasciate ai carabinieri il giorno dopo il delitto), dal momento che tutti i test psicologici somministrati dai periti sarebbero stati superati senza la volontà di alterarne i risultati".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.