"Più annullamenti di matrimoni". La svolta della Cei

Ci sono amori che finiscono e non basta un patto davanti all'altare per renderli eterni

"Più annullamenti di matrimoni". La svolta della Cei
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Ci sono amori che finiscono e non basta un patto davanti all'altare per renderli eterni. Gli umani in fondo lo hanno saputo da sempre, anche quando la sanzione religiosa e sociale non era affatto leggera. La soluzione era mentire a se stessi e agli altri, trovare un compromesso fatto di silenzi e spazi ciechi. Le donne soffrivano, gli uomini magari si arrangiavano, tutti e due rinunciavano a stare bene. La famiglia come finzione. Poi arrivò il divorzio, come riconoscimento da parte dello Stato di una famiglia strappata. Fu una rivoluzione sociale e come tutte le cose che mutano non è mai a costo zero. I vantaggi a tanti anni di distanza non si possono però negare. Non si può costringere due persone a stare insieme. Quando accade, divorzio o non divorzio, spesso ci si ammazza. L'amore non è possesso. È cosi banale che si fatica a ricordarlo. I cattolici hanno vissuto questo processo un po' smarriti, con sensi di colpa, con dolore, come un peccato che peccato in fondo non è, con fiducia e magari speranza. La stessa Chiesa ha vissuto questo percorso, anno dopo anno ha cercato l'empatia con i suoi fedeli fuori dalla legge dei padri. L'amore che si spezza non è ancora del tutto riconosciuto. Il divorzio per ora resta peccato, ma l'idea che forse si può separare ciò che gli umani hanno unito per sbaglio non è più cosi scandalosa. I peccati vengono perdonati e un matrimonio rotto non può essere né una condanna a vita né una finzione. È in questo spazio che arrivano le parole di Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei. «Vorrei che il Tribunale ecclestiastico potesse esaminare molte più cause di annullamento, perché è uno degli strumenti per guarire dalla sofferenza della separazione. È un modo per ricominciare». L'arcivescovo non firma il divorzio per i cattolici. Non tocca a lui. Il matrimonio è un sacramento che la Chiesa non può ridimensionare con facilità. È oltretutto la cicatrice di uno lontano scisma che portò un re con troppe mogli a mettere in piedi un'altra Chiesa, quella anglicana. Zuppi mette sul piatto però qualcosa di davvero centrale. È un sentimento che segna passo dopo passo le parole del cristianesimo. Ricominciare. È la promessa di un'altra vita. È che c'è una speranza. È il passato che non offusca il futuro. È resurrezione.

Se la vita è cammino allora si può andare avanti. È quel non avere paure di se stessi e soprattutto dell'altro, del prossimo. È tornare a fidarsi quando tutto è andato in malora. È tornare a credere in quella scommessa fragile che è l'amore.

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