Roma - La responsabilità civile dei magistrati resta indiretta. E qui finiscono le buone notizie, per loro. Perché, innanzitutto, sarà obbligatoria. Cioè il cittadino si appellerà allo Stato per avere giustizia, ma questo dovrà rivalersi sulla toga colpevole. E fino ad un massimo che si allarga alla metà dello stipendio annuale, mentre finora era un terzo. Se poi vi è dolo, l'azione risarcitoria sarà totale.
Il premier Matteo Renzi condivide su Twitter la foto di Enzo Tortora che fa il segno della vittoria, postata dalla figlia Gaia, dedicando la riforma al presentatore vittima della «malagiustizia», il ministro della Giustizia Andrea Orlando parla di «rivoluzione», ma per i magistrati è una «rivoluzione contro la giustizia». Proprio non ci stanno a rispondere dei danni provocati come un medico qualsiasi. Approvata la legge che era un cavallo di battaglia del centrodestra, scoppiano le polemiche di giudici e pm.
L'Anm oggi in conferenza stampa attaccherà la riforma ritenuta «punitiva e intimidatoria» per le toghe, ma anche «contro i cittadini». È in stato di mobilitazione e in attesa di un incontro con il capo dello Stato Sergio Mattarella, che presiede il Csm. Lo sciopero, cui il direttivo ha rinunciato domenica, potrebbe tornare in campo anche per le pressioni della corrente Magistratura indipendente.
Il ministro Orlando se l'aspettava e ha già annunciato possibili correttivi tra 6 mesi, una volta monitorati i primi effetti, un «tagliando» l'ha chiamato. L'Anm si prepara a fare la sua verifica, ma il vicepresidente del Csm Giuseppe Legnini spiega toccherà a Palazzo de' Marescialli fare il monitoraggio.
Il punto che più preoccupa le toghe è l'abolizione del filtro di ammissibilità dei ricorsi. Quello ritenuto responsabile del fatto che in 27 anni di legge Vassalli si sia arrivati a meno di 10 condanne. Ora aumenteranno a dismisura le azioni civili, per il presidente dell'Anm Rodolfo Sabelli: «Non è vero che il filtro ha bloccato la maggior parte delle azioni civili, ma una percentuale tra il 20 e il 40 per cento. La maggior parte è stata dichiarata infondata all'esito del giudizio». Ora, prevede, «l'azione inammissibile che prima veniva bloccata subito, sarà dichiarata infondata alla fine del giudizio, con il rischio di ricusazioni sul processo in corso».
Se i ricorsi si moltiplicheranno sarà anche per altri motivi. Il cittadino, infatti, avrà uno spettro più ampio di possibilità. Si ridefiniscono, infatti, le ipotesi di colpa grave: affermazione di un fatto inesistente o negazione di uno esistente, provvedimento cautelare personale o reale al di fuori dei casi consentiti dalla legge o senza motivazione, ma anche violazione manifesta della legge e del diritto comunitario e travisamento del fatto o delle prove. L'inclusione di quest'ultimo è molto temuta dai magistrati, anche se è stato precisato che si tratterà solo di fatti macroscopici ed evidenti, tali da non richiedere alcun approfondimento di carattere interpretativo o valutativo.
Viene ridelineata la portata della «clausola di salvaguardia»: il magistrato non risponderà dell'interpretazione della legge e di valutazione del fatto e delle prove, ma da questa irresponsabilità sono esclusi i casi di dolo, di colpa grave e violazione manifesta della legge e del diritto della Ue.
E poi il cittadino che si considera vittima di «malagiustizia» avrà tempi più
lunghi per chiedere un risarcimento: vengono aumentati da 2 a 3 anni i termini per presentare la domanda alla presidenza del Consiglio. Che, entro 2 anni dalla liquidazione del risarcimento, dovrà rivalersi sul magistrato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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