Mercoledì 24 gennaio ore 11. Nel carcere di Trieste viene scoperta una targa. Quella che intitola l’edificio al maresciallo Ernesto Mari a cui, più di un decennio fa, era già stata dedicata la caserma della polizia penitenziaria. “Era un uomo preciso, metodico, severo”. Il figlio del maresciallo, all’epoca appena dodicenne, lo ricorda così come può: “Mentre sistemava il suo stipo e lucidava la sciabola”. Ricordi che si perdono nell’abisso Plutone, il buco nero tra Basovizza e Gropada dove Mari è scomparso più di settant’anni fa.
Nella primavera del 1945, quando Tito entrò a Trieste, il maresciallo era a capo della struttura penitenziaria di via Coroneo. Era scampato alla Grande Guerra che aveva fatto appena in tempo ad incrociare di sguincio. Poi era entrato nel corpo degli agenti di custodia e si era messo a girare le carceri di mezza Italia. Civitavecchia, Roma, Milano, Sondrio, Tortona. E alla fine proprio Trieste, che gli fu fatale. Non sopravvisse alla liberazione e alle 40 giornate di occupazione titina della città. Assieme a lui morirono altri due agenti della Coroneo: Angiolo Bigazzi e Filippo Del Papa. Arrestati, torturati e infoibati. A Del Papa è stato già dedicato il carcere di Gorizia mentre a Bigazzi verrà intitolato quello di Vicenza.
La scelta di dedicare la casa circondariale di Trieste alla memoria di Mari ha sollevato le polemiche dell’Anpi. Il presidente del comitato provinciale Fabio Vallon l’ha definita una scelta “inopportuna nel metodo e nel merito”. Nel metodo “perché tale intitolazione avviene nei giorni dedicati alla memoria della Shoah, di cui Mari fu, per lo meno, osservatore immobile”.
E nel merito “perché viene taciuta appunto, nelle motivazioni, la sua responsabilità come comandante delle guardie carcerarie”. Il presidente di Antigone Patrizio Gonnella ha fatto sapere che “segnaleremo al ministero della Giustizia”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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