“La sicurezza dei cittadini è a rischio”. A lanciare l’allarme sono decine di agenti della polizia di Stato, radunati in piazza Montecitorio per chiedere al governo più attenzione nei confronti delle forze dell’ordine. È la seconda volta in meno di una settimana che gli uomini in divisa scendono in piazza. Stavolta, oltre alla sicurezza degli operatori, la protesta riguarda i 15 milioni stanziati nella manovra per il riordino delle carriere, che non sarebbero sufficienti a risolvere i problemi del comparto. E così, dopo un incontro “deludente” con il premier Giuseppe Conte e il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, i sindacati hanno deciso di denunciare le “umiliazioni economiche e professionali” subite dalla categoria. Una mobilitazione, quella indetta da Coisp e Mosap, che ha raccolto centinaia di adesioni in tutta Italia.
Sul tavolo c’è la questione del turnover, degli straordinari che non vengono pagati da più di un anno, dei mancati stanziamenti per quelli effettuati nel 2019 e della penuria di risorse per rinnovare gli equipaggiamenti. “La sicurezza non è una priorità di questo governo”, riassume Domenico Pianese, segretario generale del sindacato indipendente di Polizia, alternandosi sul palco con esponenti di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia, scesi in piazza per sostenere gli agenti. “I poliziotti si sentono abbandonati, senza un’adeguata copertura finanziaria, con gli straordinari non pagati e senza stipendi proporzionati al costo della vita”, ci dice uno di quelli scesi in piazza stamattina. Ma non è solo una questione economica. “Al governo – continua – c’è gente, come l’attuale sottosegretario Ivan Scalfarotto, che ha fatto visita in carcere agli assassini di Mario Cerciello Rega e non si è fatto vedere ai funerali dei due agenti uccisi a Trieste”.
Dopo l’omicidio di Pierluigi Rotta e Matteo Demenego, uccisi un mese fa da un rapinatore dominicano che ha aperto il fuoco all’interno della Questura, il morale dei poliziotti è a terra. “C’è un senso di amarezza ancora più forte, non ci sentiamo difesi", spiega il sindacalista a IlGiornale.it. La riflessione più dolorosa è proprio quella sulla “mancanza di tutele per gli operatori”. “Non siamo messi in condizione di lavorare con serenità e applicare la legge perché siamo passibili di ritorsioni”, ci dicono. Il problema, ripetono dalla piazza, “è che la legge consente ai criminali che arrestiamo di tornare in strada il giorno dopo a commettere gli stessi reati”.
“Le forze dell’ordine vengono continuamente aggredite e insultate da persone che sanno di farla franca, lo riteniamo inaccettabile e abbiamo chiesto aiuto al governo”, spiega Pianese. “Da questo punto di vista, però – si lamenta – non abbiamo ricevuto nessun segnale”. “Abbiamo bisogno di risorse importanti per gli equipaggiamenti e gli strumenti di supporto tecnico logistico visto che negli ultimi quindici anni sono stati fatti tagli per oltre 4 miliardi di euro”, aggiunge. “Servono nuove assunzioni e più pattuglie”, spiega un ispettore, per risolvere una situazione che tutti definiscono di sofferenza. “Basti pensare – continua – che negli anni Novanta Roma aveva a disposizione 40 volanti, ora ce ne sono soltanto la metà, mentre la criminalità, anche a causa dei flussi migratori che hanno investito il nostro Paese, è aumentata”. Per questo gli operatori di polizia si aspettano “investimenti maggiori sulla sicurezza”. Al contrario, confessano, sarà sempre più difficile garantire l’ordine sul territorio.
“Certo, ha ragione Gabrielli, Roma non è Gotham City, ma noi non siamo Batman – osserva Michele Sprovara, segretario generale aggiunto di Roma del Coisp – andrebbero incrementate le pattuglie sul territorio per assicurare ai cittadini maggior tutela”. “Nei prossimi anni sono attesi oltre 40mila pensionamenti su un organico di circa 100mila poliziotti, è una prospettiva allarmante per le nostre città”, gli fa eco una collega. A proporre un’indagine conoscitiva “sulle modalità operative dei poliziotti” sarà il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri, intervenuto sul palco della manifestazione. Anche il deputato leghista Nicola Molteni si schiera “al fianco delle donne e degli uomini in divisa, a differenza di Renzi Conte e Di Maio che per la sicurezza distribuiscono briciole”. L'ex sottosegretario all'Interno rivendica il lavoro fatto dall'esecutivo gialloverde: "Non siamo riusciti a risolvere tutti i problemi ma abbiamo invertito la tendenza inserendo 2 miliardi di euro per il comparto nella scorsa manovra e approvando i decreti sicurezza". L'avvertimento alla nuova maggioranza è chiaro: "Non toccate quei decreti".
I 40 euro al mese annunciati da Conte sono “un'elemosina” per il parlamentare di Fratelli d’Italia, Salvatore Deidda, che chiede di “rivedere gli
stanziamenti per il reddito di cittadinanza e destinare un miliardo al comparto sicurezza”. “I fondi messi a disposizione dal governo – accusano dal sindacato – sono una mancetta, una umiliazione per gli uomini in divisa”.
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