Un poliziotto che non poteva permettere i suoi colleghi si trovassero in difficoltà. Doveva esserci. Un'inchiesta durata diversi anni, portata avanti con dedizione e spirito di servizio fino alla pensione. Poi, però, quando nella notte tra il 17 e il 18 gennaio la polizia di Prato ha arrestato i componenti della mafia cinese, lui voleva esserci.
Alessandro Savoi, ex commissario della squadra mobile, da qualche anno è in pensione dopo una vita passata in polizia. Quando ha saputo che l'operazione contro la mafia cinese stava per chiudersi, nonostante potesse osservare tutto comodamente seduto sul divano di casa, ha preferito mettersi a disposizione della "sua" squadra. "Mentre le volanti uscivano per andare ad arrestare i membri del gruppo guidato da Zhang Naizhong - spiega Il Tirreno - c’era lui alla finestra del terzo piano della Questura, accanto al capo della squadra mobile Francesco Nannucci in maniche di camicia".
Ma non era lì solo ad osservare. Tutta la settimana precedente si è adoperato per aiutare i colleghi a mettere insieme le carte e le prove per il procedimento. Anche ieri, scrive sempre il Tirreno, si è presentato in ufficio per aiutare a sistemare le ultime pratiche.
Quella di Savoi sembra una vicenda così lontana dai casi di cronaca di dipendenti statali
assenteisti e furbetti del cartellino. L'ispettore in effetti il cartellino non l'ha timbrato, ma solo perché non lo aveva. Ma nonostante la pensione al lavoro ci è andato. Per concludere un'inchiesta importate. Non poteva mancare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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