Non è servita a nulla, o quasi, la bonifica da centomila euro effettuata la scorsa primavera: sulle rive dell’Aniene, all’altezza del Ponte delle Valli sono tornati gli accampamenti. Solo che ad aver preso il posto delle baracche ora ci sono pile di materassi (guarda il video). Di giorno vengono nascosti nell’erba alta e di notte vengono sistemati uno accanto all’altro, sotto il ponte o tra la vegetazione, per dare rifugio ad un gruppo di almeno venti nomadi di nazionalità romena. Tra loro c’è anche una ragazza incinta.
È primo pomeriggio quando li incontriamo mentre, carrello alla mano, si preparano per andare a raccogliere ferro e rifiuti nel quartiere. “Qui la polizia viene tutti i giorni, dice che dobbiamo andarcene, che è uno schifo, ma la sera torniamo perché non abbiamo un altro posto dove stare”, si lamenta una donna. “Hanno distrutto tutte le capanne e ora ci siamo organizzati così”, ci dice Aripian, il capofamiglia, mentre ci fa strada all’interno di un fitto canneto. Dove prima sorgeva una piccola baraccopoli ora ci sono soltanto un fornelletto a gas ed un cartone a fare da tavolo per il pranzo. Tra le canne intravediamo cumuli di immondizia e masserizie. Proviamo a spingerci oltre, ma il gruppo ce lo impedisce.
“Ci servirebbe un campo vero, come quello di via Salaria”, incalza Aripian. “Qui l’unico riparo che abbiamo è questo - ci dice indicando il ponte – e quando piove si allaga tutto”. Mentre il giovane romeno si lamenta dei ripetuti interventi dei vigili che "disturbano" la quiete dell’accampamento, le donne servono il pranzo agli ultimi arrivati: un piatto di brodo di pollo, che viene consumato sui materassi ammassati nell’unico punto riparato dalla calura. “Qui docce non ce ne sono – continua sorridendo - per lavarci scendiamo nel fiume”. Lo stesso corso d’acqua dove lo scorso aprile un ragazzo che abitava nella baraccopoli è morto risucchiato dalla corrente dopo essere scivolato mentre faceva pipì.
Nonostante la bonifica qui la vegetazione è rimasta incolta e gli argini abbandonati al degrado. Tra l’erba alta si nascondono i topi e questo gruppo di invisibili. “Probabilmente saranno sorti nuovi accampamenti anche dall’altra parte del fiume”, ipotizza un cittadino residente poco distante da via dei Campi Flegrei, la strada che costeggia questo tratto del corso d’acqua. Qui le persone sono esasperate. “Rovistano nei secchi dell’immondizia e poi lasciano in giro di tutto”, denuncia un ragazzo che abita in un palazzo che si affaccia sulla riva del fiume. “La mattina spesso sentiamo un forte odore di spazzatura bruciata”, continua.
Se con lo sgombero delle baracche la frequenza dei roghi sembrava essere diminuita, infatti, c’è chi assicura che ora gli incendi siano ripresi a pieno ritmo. “Respiriamo costantemente questi fumi”, si lamenta un commerciante della zona preoccupato anche per il clima di insicurezza che ormai si percepisce nel quartiere. “Ho assistito a sassaiole lungo i binari della stazione Nomentana, oltre che a svariate risse e liti”, testimonia un altro signore. Tant’è che secondo un agente immobiliare che incontriamo in un bar, tra fumi tossici, degrado e bagordi, le case della zona si sarebbero addirittura svalutate.
A chiedere un nuovo e più robusto intervento nel quadrante è il consigliere capitolino del gruppo misto Francesco Figliomeni.
“Sono sempre più numerose le segnalazioni di cittadini esasperati e le proteste dei comitati di quartiere nel denunciare il continuo stato di abbandono e allarme in cui sono costretti a vivere sentendosi ostaggi di prepotenze da parte di chi spadroneggia indisturbato sul territorio”, si legge in una nota congiunta con l’esponente di Forza Italia, Marco Rollero, in cui si chiede l’avvio di “un percorso di sgombero di tutti gli insediamenti abusivi” e l’espulsione dalla città di “tutti coloro che vivono senza residenza né lavoro e commettono reati”.Il timore ora è che, con agosto alle porte, materassi e cartoni che continuano ad accumularsi tra la boscaglia possano trasformarsi prima o poi in una serie di nuove baracche.
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