Il pontificato di papa Francesco, come buona parte degli ultimi pontificati, è stato interessato da parecchi scandali. Un assunto che può essere letto attraverso almeno due differenti interpretazioni: le notizie di questi tempi fuoriescono dalle mura leonine per via della maggiore trasparenza introdotta in Vaticano; la "coorte" di Bergoglio - come pensano i tradizionalisti - è stata coinvolta da scandali in misura maggiore rispetto ad altre "cerchie" papali. E questo non sarebbe avvenuto per caso. Sono due proposizioni molto difficili da provare. Entrambe, in ogni caso, rientrano spesso nelle varie letture giornalistiche che vengono presentate.
Jorge Mario Bergoglio, nella circostanza dello scandalo legato al palazzo di Londra, che è poi quello che sarebbe in qualche modo collegato alla gestione dell'Obolo di San Pietro, è stato entusiasta che in Santa Sede abbiano "scoperchiato la pentola" da dentro. Il pontefice argentino ha notato che, per far venir fuori la verità o comunque alcuni dettagli della questione, non fosse stato necessario l'intervento di attori esterni. Il tutto, stando alla disamina dei "papisti", rientra nella battaglia per la trasparenza che Francesco sta combattendo dentro le mura leonine, sulla scia di quanto messo in campo dal predecessore Joseph Ratzinger. Chi critica Bergoglio, invece, accusa il Santo Padre per le sue scelte. E rispetto al caso Becciu, i critici tendono ad evidenziare più gli anni di collaborazione tra il pontefice ed il cardinale che le fattispecie sollevate per l'allontanamento del cardinale.
Dallo scandalo abusi della Chiesa cilena a quello simile per contenuti che si è sviluppato negli anni a macchia d'olio in alcune diocesi americane, passando alle cronache sui fondi della segreteria di Stato, dunque alla sospensione di alcuni funzionari, alla fuga di notizie e al cambio della guardia per il comandante della Gendarmeria vaticana: gli elementi per un'inchiesta giornalistica ci sono tutti. E in realtà i commentatori in questi anni hanno potuto lavorare su qualcosa di più di un unico grande filone.
In una recente intervista rilasciata all'Adnkronos, Sua Santità ha fotografato così la situazione:"La Chiesa è stata sempre una casta meretrix, una peccatrice. Diciamo meglio: una parte di essa, perché la stragrande maggioranza va in senso contrario, persegue la giusta via. Però è innegabile che personaggi di vario tipo e spessore, ecclesiastici e tanti finti amici laici della Chiesa, hanno contribuito a dissipare il patrimonio mobile e immobile non del Vaticano ma dei fedeli".
Bergoglio non nega gli scandali, ma ricorda la continuità storica con cui la Chiesa cattolica è stata costretta ad avere a che fare con condotte non proprio inappuntabili. La differenza, rispetto al passato, dimorerebbe nella ferma volontà di fare pulizia. GlI insegnamenti su cui Francesco si baserebbe sarebbero quelli della linea della "tolleranza zero" di Bendetto XVI. Ma non sono tutti convinti di poter operare mediante similitudini per descrivere la gestione degli scandali da parte dei due ultimi pontefici.
Becciu, il palazzo di Londra ed i cardinali non "bergogliani"
La "cacciata" del cardinal Angelo Becciu è solo uno degli ultimi episodi. Un caso condito anche dalla vicenda di "lady Becciu", che è tornata libera dopo essere stata accusata di peculato. L'esperta di geopolitica avrebbe "svilito" il suo incarico, affidatole dall'ex sostituto della segreteria di Stato.
Ma sono molti i cardinali che nel corso di questi sette anni e mezzo sono stati interessati dalle cronache. Uno fra tutti è Theodore McCarrick, che ora non è più porporato. "Zio Ted" - com'è noto ai più - è stato "scardinalato" da Papa Francesco dopo essere stato ritenuto colpevole di abusi ai danni di seminariti negli Stati Uniti. Proprio in queste ore il Vaticano ha pubblicato un documento che tende a smentire le ricostruzioni dei critici del Papa su McCarrick.
Quella di McCarrick è la vicenda più inflazionata sui media. Tuttavia, sono purtroppo anche altri gli alti ecclesiastici coinvolti in scandali durante il regno di Bergoglio. Si pensi, per fare un ulteriore esempio, al cardinale Donald Wuerl, ex arcivescovo di Washington, che si è dimesso dal suo incarico per via di accuse inerenti alla gestione di alcuni casi di abusi. Per quanto sul sito ufficiale del Vaticano, stando a quanto risulta per esempio ad IlSismografo, Wuerl compaia ancora come arcivescovo in carica della capitale americana.
Il "fronte conservatore" tende a sottolineare l'appartenenza cardinalizia dei porporati che hanno presentato al Papa le proprie dimissioni: questi alti ecclesiastici apparterrebbero tutti all'insieme di cardinali che hanno votato Bergoglio nel Conclave in cui è stato eletto. Nello stesso rapporto McCarrick, c'è un passaggio in cui viene rivelato come il cardinale guardasse volentieri al Sud America quale continente da cui eleggere un pontefice. Questi cardinali al centro di scandali sarebbero, insomma, tutti "bergogliani". Ma spesso c'è troppa approssimazione in questo modo di procedere con l'analisi
.Il cardinale ed ex arcivescovo di Lione Philippe Barbarin, per esempio, ha rinunciato per accuse di insabbiamenti a cui i tradizionalisti sembrerebbero non credere, mentre il cardinale polacco Gulbinowicz, che come riporta l'Aci è stato accusato di aver abusato un minore, è considerato dottrinalmente vicino ai pontificati precedenti.
In buona sostanza, non è un esercizio semplice, e forse neppure utile, questo di riempire le caselle dei riferimenti correntizi. Se non altro perché il Vaticano, in cui tuttavia esistono degli "schieramenti", non può essere raccontato alla stregua di una bagarre tra fazioni o partiti. Un focus che la destra ecclesiastica ripropone spesso riguarda invece la continuità con cui la cosiddetta "coorte" di Bergoglio sarebbe inciampata in scandali. Un altro discorso, invece, è circoscrivere i fatti avvenuti durante un particolare periodo storico: i primi sette anni e mezzo di Francesco sul soglio di Pietro. Vatileaks 2, lo scandalo del palazzo di Londra, con la cacciata di Becciu sono i principali avvenimenti di cui si è dibattuto a mezzo stampa.
Gli scandali del "cerchio magico" secondo Viganò
Per quel che concerne il "cerchio magico", invece, rischiamo di dover andare indietro nel tempo. Nel corso di una delle sue ultime dissertazioni, come ripercorso da Stilum Curiae, monsignor Carlo Maria Viganò ha presentato una sorta di elencazione in cui accusa alcuni tra i più importanti uomini vinco al Papa di abusi o di tendenze nascoste. Fra questi, secondo l'ex nunzio apostolico, vi sarebbe monsignor Maradiaga, che per chi non lo sapesse, è il vertice del C9, il consiglio ristretto di cardinali che papa Francesco ha voluto per riformare nel profondo la Curia di Roma. I presunti fatti citati da Viganò sarebbero in ogni caso avvenuti prima che il Papa scegliesse Maradiaga per quel ruolo. Sempre Viganò ha deciso anche di lanciare un'altra "bomba", questa volta sul nuovo sostituo della segreteria di Stato, Edgar Peña Parra, che secondo l'ex nunzio apostolico negli Stati Uniti sarebbe stato invischiato in una presunta espulsione dal seminario legata ad accuse interne alla Chiesa.
Accuse naturalmente prive di conferme e che sono state lanciate da Viganò in una fase in cui il monsignore ha ingaggiato una durissima battaglia dottrinale e politica contro il pontificato di Francesco. Ma sono parole che fanno ben comprendere il clima estremamente duro e inquieto che pervade tutta la Chiesa di Roma e su cui è scagliato proprio il pontefice in diverse omelie e discorsi.
L'ex nunzio apostolico negli States cita anche altri episodi, ma quelli segnalati bastano per comprendere quale sia l'opinione dei "conservatori" almeno su alcuni degli uomini selezionati da Francesco in questi anni per incarichi di vertice.
Stando ai tradizionalisti, Bergoglio sbaglierebbe dunque nelle scelte. Sempre nel corso di questo pontificato, il cardinale George Pell è stato costretto a non occuparsi più della segreteria per l'Economia per accuse da abusi provenienti dalla sua nazione d'origine, ossia l'Australia. Pell è stato tuttavia scagionato del tutto al termine dei tre gradi di giudizio, dopo un periodo trascorso in prigionia.
Le accuse di una "gola profonda"
Che cos'è, in fin dei conti, che muove le accuse dei conservatori? E perché Bergoglio non sarebbe - come invece raccontano le cronache vaticane - il continuatore naturale dell'opera di pulizia messa in campo da Benedetto XVI? Ne abbiamo voluto parlare con una fonte, che ha preferito tuttavia rimanere anomina. L'esordio, nel corso della chiacchierata, si è rivelato tutto un programma: "Viviamo nella assoluta dicotomia tra realtà e finzione: fedeli arrabbiati, disgustati, che non versano più l' otto per mille, che non vanno alle udienze... E giornali che esaltano il sovrano sempre più solo e sempre più bisognoso di elogi, film, documentari e interviste su di sé. Un papa che diventa soggetto cinematografico, che applaude i suoi celebratori". La fonte cita la questione della torta, riferendosi ai festeggiamenti organizzati per il documentario "Francesco", che farebbero da contraltare all'immagine dei cardinali che secondo la fonte contraria a questo pontificato, sarebbero stati "perseguitati". Lo stesso documentario per cui è scoppiata la vicenda dell'apertura dottrinale di papa Francesco sulle unioni civili.
E sul caso Becciu? La risposta è lapidaria:"Becciu è stato innalzato per anni, mentre Pell prima è stato accantonato e poi accolto di malanimo ma rimesso in naftalina. Come con Becciu così con McCarrick: amico sino all' evidenza della colpevolezza, poi scaricato. Senza mai fare chiarezza: perché Becciu è stato per anni così potente al suo fianco? Perché su McCarrick non si è ancora voluto fare chiarezza? (Abbiamo parlato con la fonte prima della pubblicazione del rapporto da parte del Vaticano, ndr)...".
Le considerazioni finali perseguono lo stesso percorso delle premesse, e bocciano l'operato papale: "Francesco ha cercato sin da subito un appoggio dei giornalisti soprattutto di sinistra, ma non solo, per far raccontare il suo pontificato per l'opposto di ciò che è: unitivo, mentre è divisivo, sinodale mentre è tirannico, aperto mentre è ideologico, nemico della corruzione mentre è stato lui a bloccare ogni tentativo di pulizia, a promuovere Becciu, ad abbandonare Pell... che oggi Viganò, cioè l' uomo che voleva fare pulizia già nel 2011, sia il suo avversario più noto, la dice lunga...".
La difesa del Santo Padre
Sino a questo punto, abbiamo posto per lo più accenti sulla visione di chi è solito opporsi all'azione del regnante. Esiste una larga parte di opinione pubblica, di ecclesiastici e di laici che invece difendono le modalità mediante cui Francesco ha affrontato gli scandali, siano queste ultime curiali o no. Il religioso e studioso Rosario Vitale, che è stato interpellato in merito da IlGiornale.it, è tra questi: "Certamente Papa Francesco, che viene come lui stesso ha detto 'dall’altra parte del mondo', non si sarebbe potuto immaginare che genere di situazioni avrebbe trovato nell’Urbe, lui che arrivava proprio da una diocesi con ben altri problemi, eppure ha dovuto fare i conti con ruberie, pedofilia, corruzione, clericalismo, acquisti pazzi, e ogni altro genere di malaffare".
Bergoglio non poteva immaginare quali situazioni avrebbe dovuto affrontare, ammette Vitale, che poi insiste:"La risposta del Santo Padre di fronte a situazioni poco chiare è sempre stata quella della trasparenza, della carità, ma anche quella dell’azione decisa, come si agirebbe in una famiglia, senza ipocrisie, guardandosi negli occhi e se necessario chiedendo scusa". Ecco la tesi più in voga: Papa Francesco starebbe combattendo una battaglia per la trasparenza della Chiesa.
Anche per quanto concerne l'atteggiamento di Francesco, a differenza dell'altra fonte, Vitale ha poco da segnalare: "Il Papa ha sempre affrontato con coraggio e determinazione anche situazioni dolorose, come quelle che hanno interessato i cardinali O’Brien (un altro porporato che si è dimesso per "comportamenti sessuali inappropriati") e McCarrick, tanto per citare i casi che sono balzati a favor di cronaca, senza stancarsi di dire che 'il dolore delle vittime e delle loro famiglie è anche il nostro dolore'".
In conclusione, possiamo asserire che questo pontificato viene analizzato con due lenti d'ingradimento diverse: una che, guardando, si rende conto della presunta contiguità tra l'azione di Bergoglio, in specie quella relativa alle nomine, ed alcuni alti ecclesiastici in odore o immersi negli
scandali; un'altra che invece, ritenendo la Chiesa da sempre immersa in vicende di questo tipo, rimarca come papa Francesco stia combattendo la medesima battaglia di Ratzinger per la pulizia e la trasparenza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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