Al Milano Pride, che si terrà dal 22 giugno al 1 luglio 2018, una manifestazione, come la definisce il sito ufficiale dell’iniziativa, “dell’orgoglio delle persone gay, lesbiche, bisessuali, transessuali, asessuali, intersessuali e queer: una straordinaria festa di libertà resa possibile dal lavoro congiunto di istituzioni pubbliche, associazioni e realtà commerciali oltre che, naturalmente, dalla partecipazione di migliaia di persone”, sarà allestito un parco per bambini (in piazzale Lavater), specie per i figli delle cosiddette “famiglie arcobaleno”, che prevede giochi gratuiti per tutti, attività di condivisione, contro ogni discriminazione e forme di educazione alla diversità e di difesa delle diversità. Proprio questi ultimi punti del Milano Pride stanno sollevando le prime forti critiche dal mondo cattolico e da quello musicale. Va giù duro il cantante Giuseppe Povia, vincitore del Festival di Sanremo nel 2006 con il brano “Vorrei avere il becco”. "I bambini sono l’esca perfetta di qualunque dittatura o regime. Sono facilmente manipolabili ed è vizio del potere tentare di colonizzarli anche ideologicamente", ha dichiarato al Giornale Povia. "Dire che ‘l’amore è amore’ non sta in piedi e i grandi dovrebbero far capire ai bambini che la libertà come valore assoluto va oltre il loro orientamento in età matura. Nei ‘gay pride per bambini’ risiede la teoria dell’identità di genere o gender in inglese: bambini dai 3-4-5 anni in su che assumono farmaci (tra l’altro costosi) che bloccano la pubertà. In Spagna e Gran Bretagna è già legge. Oltre ad avere possibili future conseguenze devastanti, i bambini non sono in grado a quell’età di capire il loro orientamento. Se ogni testa è venuta al mondo grazie all’incontro di un uomo e una donna, qualcosa vorrà pur dire. Citazione? La Natura".
Maria Rachele Ruiu, co-fondatrice del comitato "Difendiamo i Nostri Figli" e membri del coordinamento nazionale di Generazione Famiglia - La Manif Italia, al Giornale ha commentato: "Se lo spazio dedicato ai bambini del Milano Pride potesse e volesse significare allontanarli dalla volgarità di alcune esternazioni a cui ci hanno abituati i pride, ben venga! Risuonano ancora nelle orecchie le frasi volgari e infelici urlate contro di me e Costanza (Miriano, ndr.) all'ultimo pride di Roma, anticipate, tra l'altro, quelle rivolte a me, da un tristissimo video lanciato sui social con protagonista niente poco di meno che la Camusso; per non parlare dei carri sopra i quali si mimano rapporti sessuali, quasi ovunque ai pride. Se potesse servire per allontanare i bambini da questo, ben venga! Se invece vuole significare uno spazio per indottrinare i bimbi, leggere le così dette ‘favole gender’, giocare per confondere la loro identità sessuata in funzione di una strampalata identità neutra o fluida (oltre il essere maschi o femmine) o sfruttarli per sponsorizzare pratiche come l'utero in affitto o la PMA che negano il loro diritto ad avere la mamma o il papà, strappati alla nascita da un contratto e da un passaggio di denaro per realizzare un desiderio di adulti.. lo trovo incivile, e anche sadico, per alcuni versi".
Cosa vuol dire bambini arcobaleno?, si chiede la Ruiu. "Tutti i bambini sono bambini, e hanno il diritto di vivere e giocare senza essere trascinati nelle bagarre e bugie dei grandi! Perchè ‘organizzare’ uno spazio che li etichetti?".
Il prossimo 21 giugno, il giorno precedente l'inizio del Milano Pride, al teatro Elfo Puccini, le “famiglie arcobaleno” hanno organizzato l’incontro «Le nostre vite, le nostre scelte — la voce delle donne che partoriscono per altre e altri», per cercare "di aiutare l’opinione pubblica a comprendere le motivazioni delle donne che hanno scelto di portare avanti una gravidanza per altre e altri". C’è da scommettere che non mancheranno le polemiche anche per questa iniziativa che diverse femmiste e il mondo cattolico chiamano "utero in affitto".
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