"Ora mi guardo le spalle...": Pregliasco e il terrore dei No-Vax

Dopo aver ricevuto una busta contenente un proiettile, il virologo racconta l'escalation di violenza no-vax subita: "Dicono che vogliono spararmi per ferire gravemente, così la sofferenza si prolunga"

"Ora mi guardo le spalle...": Pregliasco e il terrore dei No-Vax

"Dicono che spareranno nelle gambe e nella pancia a me, ai miei figli e familiari". Fabrizio Pregliasco è di nuovo nel mirino dei no-vax. Purtroppo, nel vero senso della parola. Meno di una settimana fa, il segnale intimidatorio più esplicito e inquietante: una busta contenente un proiettile recapitatagli con annesse minacce. La Procura di Milano ha aperto un'inchiesta e le forze dell'ordine hanno alzato il livello di attenzione attorno attorno alla sua persona. Intanto il direttore sanitario dell'Istituto Ortopedico Galeazzi prosegue la sua attività scientifica e di sensibilizzazione a favore dei vaccini anti-Covid, certo con la consapevolezza di irritare qualche squilibrato.

"Faccio attenzione quando sono per strada. Mi guardo in giro...", ha infatti ammesso il professore, esposto alle violenze proprio per aver dato pubblicamente voce alle ragioni della scienza. Le stesse ragioni che i no-vax hanno trasformato - nella loro folle logica - in un motivo di condanna. "Mi accusano di uccidere i bambini a causa del vaccino anti Covid, che definiscono neurotossico", ha racconato Pregliasco al Corriere, spiegando di ricevere tutt'ora continue vessazioni e ingiurie. Anche sul proprio telefono, anche di notte. "Le chiamate sono sollecitate da alcuni canali Telegram che propugnano teorie no vax. A volte chi sta dall'altro lato della cornetta rimane in silenzio. In altri casi mi rivolgono insulti, anche registrati. E c'è chi neppure si preoccupa di nascondere il numero di telefono".

A ciò si aggiungono le offese sui social. "Ho un plico di cento pagine di commenti", osserva il professore, che proprio nei giorni scorsi aveva aggiornato la denuncia per gli insulti dei leoni da tastiera. Poi, l'episodio che ha alzato ancor più i livelli della violenza e del rischio: l'arrivo di quella busta con il proiettile, recapitata proprio al laboratorio di virologia della Statale di Milano, dove il professore lavora. "Era strana, un mio collaboratore l'ha aperta con i guanti, immaginando un rischio biologico. È stata un’accortezza utile: ho chiamato la Digos ed è arrivata anche la scientifica per fare i rilievi", ricorda il virologo, che sul contenuto della missiva rivela: "Mi hanno scritto nella busta che il proiettile è piccolo perché vogliono spararmi per ferire gravemente, così la sofferenza si prolunga".

A oltre due anni dall'inizio della pandemia, gli episodi di questo tipo non si sono ancora fermati. "Anche altri colleghi sono stati colpiti, come Bassetti: ci siamo sentiti per concordare un’azione comune", racconta ancora Pregliasco, il quale in tempi non sospetti aveva anche tentato di instaurare un dialogo con alcuni no-vax, senza però ottenere esiti costruttivi. "Mi hanno risposto che racconto balle, mentre loro hanno accesso alle vere fonti di informazione. Che poi vorrei sapere quali sono...".

Sui motivi dei rigurgiti violenti che persistono e hanno segnato l'evoluzione della pandemia, il virologo ha un'idea chiara: "Si è data eccessiva enfasi mediatica a 'cattivi maestri', a commentatori e a una piccola minoranza di colleghi che

hanno usato metodi di confronto politico. Così il normale dibattito tra esperti di scienza è stato esasperato". Ora, il solo modo per disinnescare l'odio è quello di ristabilire i giusti toni. Senza cedere alla paura.

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