È risaputo che certi ecclesiastici posseggono un'innata capacità previsionale. Il caso del vescovo Alessandro Maggiolini, che è deceduto nel 2008 dopo aver fornito contributi teologici tuttora validi, è uno di quelli per cui si arriva ad elencare le "profezie" pronunciate in tempi non sospetti. Se non altro perché la mappatura fornita decenni fa da questo presule comasco presentava già le caratteristiche dell'epoca a noi contemporanea. Temi ricorrenti oggi nelle disamine dei commentatori e dei teologi conservatori, che mons. Alessandro Maggiolini aveva di gran lunga anticipato.
Leggendo "Alessandro Maggiolini, un vescovo da prima pagina", un'opera scritta da Laura D'Incalci ed edita da Cantagalli, quanto scritto sinora trova infatti molte conferme. Nelle riflessioni del consacrato nato a Bareggio c'era già tutto: dal relativismo al laicismo, che avrebbero di lì a poco invaso la cultura occidentale, ai moniti lanciati in bioetica su aborto ed eutanasia, passando per una visione politicamente scorretta della gestione dei fenomeni migratori. C'era persino una critica alla cosiddetta ideologia gender, nonostante non se ne parlasse ancora: "Con che disinvoltura i nostri governanti passano sopra al disegno di Dio che con sapienza ha creato l'uomo e la donna, la loro unione". Maggiolini ragionava come un difensore della tradizione. Ma vale la pena annotare come certe posizioni rappresentassero la regola e non la eccezione all'interno della Chiesa cattolica. Poi è passata parecchia acqua sotto i ponti.
Nelle istituzioni ecclesiastiche lombarde, la questione dei migranti è discussa come altrove. Il cardinale Angelo Scola si è distinto per aver dichiarato un anno e mezzo fa che non tutti possono essere accolti dall'Occidente. E Maggiolini non si discostava affatto da questa considerazione. Nell'opera libraria citata, c'è almeno un virgolettato esplicativo: "I rischi dell'immigrazione indiscriminata sono tanto più preoccupanti nel caso di immigrati musulmani che non vogliono integrarsi". Profezie, si diceva all'inizio, iniziate a circolare quando l'Europa non era ancora stata attaccata dai fondamentalisti con la cadenza temporale che ora conosciamo.
E poi ancora il rapporto amicale con l'ideologo della Lega federalista di Umberto Bossi, cioè il professor
Miglio, e le cosiddette "omelie politicamente scorrette": il vescovo Alessandro Maggiolini ha lasciato un segno indelebile, specie per chi pensa che la Chiesa non debba per forza di cose adattarsi all'andazzo della modernità.
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