Quei cinque miliardi di Ici che la Chiesa deve ancora allo Stato

La Chiesa cattolica non ha ancora sanato la sua situazione fiscale con lo Stato. L'Unione europea aveva sentenziato nel novembre del 2018, ma poi la questione è passata in secondo piano

Quei cinque miliardi di Ici che la Chiesa deve ancora allo Stato

Cercare di comprendere quanto la Chiesa cattolica debba versare nelle casse dello Stato italiano non è un'operazione ovvia. La questione tiene banco da molti anni, ma qualche novità è emersa da quando l'Unione europea ha iniziato a domandare l'adempimento.

Una delle tappe fondamentali di questo ping pong è rappresentata dalla sentenza della Corte di giustizia europea del novembre 2018, che ha ribaltato quanto disposto in precedenza. Da quel momento in poi è iniziata a circolare una cifra relativa all'imposta comunale sugli immobili, cioè l'Ici: 5 miliardi di euro. Ma per verificare davvero i numeri delle tasse che la Ecclesia sarebbe in obbligo di pagare, c'è necessità di tornare indietro, e non di poco, nel tempo. E questa è una delle difficoltà che ogni esecutivo che si è succeduto ha dovuto affrontare. Pochi giorni dopo la notizia di quella disposizione giudiziaria, si era parlato di come il governo guidato dal professor Giuseppe Conte avesse intenzione di intervenire: dalla estensione della pace fiscale a quello che era stato chiamato "maxi sconto", passando per tutta una serie di ipotesi in campo che, almeno per ora, sono rimaste tali.

Poi c'è un'importante una distinzione da dover rimarcare. Come ha fatto all'epoca mons. Stefano Russo, che è il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, nominato da papa Francesco al posto di mons. Galantino: "La Corte, infatti, conferma la legittimità dell’Imu – introdotta nel 2012 – che prevede l’esenzione dell’imposta, quando le attività sono svolte in modalità non commerciale, quindi senza lucro". Il tutto è ancora approfondibile sulla Sir. Non tutti gli immobili di proprietà della Chiesa cattolica, insomma, sono utilizzati per scopi commerciali. Anzi, possono essere annoverate numerose circostanze in cui, all'interno degli edifici ecclesiastici, vengono svolte funzioni, anche assistenziali, che magari lo Stato italiano non riesce a coprire. La Chiesa cattolica e il Vaticano, insomma, possono rivendicare più di qualcosa in termini di utilità sociale.

Sempre mons.

Russo, parlando dell'eventualità che l'Ici non ancora versata fosse calcolata in relazione a tutti gli immobili senza la differenziazione sopracitata, l'aveva spiegato così: "Una diversa interpretazione, oltre che essere sbagliata, comprometterebbe tutta una serie di servizi, che vanno a favore dell’intera collettività". Poi il tema è passato in secondo piano, ma la Chiesa, stando a quanto sentenziato dall'Ue, si trova nella posizione di dover adempiere.

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