Oggi il consiglio di amministrazione della Rai ha nominato il direttore del Tg1 Mario Orfeo come nuovo direttore generale. La decisione, ratificata in tarda mattinata dal cda con 7 voti a favore e uno solo contrario (quello di Ferrero), era stata annunciata qualche ora prima su Twitter, in via informale, da parte dell'esponente di Forza Italia ed ex ministro Maurizio Gasparri.
51 anni compiuti a marzo, Orfeo dovrà così abbandonare la carica di direttore del Tg1 che occupava dal 2012 (potrebbe sostituirlo Antonio Di Bella, attuale direttore di Rai News).
Orfeo, storico giornalista della carta stampata, entra per la prima volta in Rai nel 2009 come direttore del Tg2 su proposta dell'allora dg Masi. Incarico che ricopre fino al marzo del 2011, quando lascia la tv pubblica per diventare direttore del Messaggero: la sua seconda esperienza al vertice di un quotidiano dopo quella maturata a Il Mattino di Napoli nei primi anni 2000.
La nomina di Masi a direttore generale arriva al termine di una mattinata campale, cominciata con la riunione del cda Rai dove, a sorpresa, è stato proposto il nome di Mario Orfeo per succedere ad Antonio Campo Dall'Orto, uomo di fiducia di Matteo Renzi che si era dimesso la settimana scorsa dopo la bocciatura da parte del cda del suo piano editoriale.
Il nome di Orfeo, spuntato qualche giorno fa, sembrava in ribasso. Invece, grazie al probabile accordo stretto tra Pd e centro-destra, è stato scelto lui per fare da traghettatore in questo ultimo anno di mandato del cda Rai. Una scelta di compromesso contro la quale si è opposto inutilmente - appellandosi alla Vigilanza Rai - il solo consigliere Carlo Freccero.
Il direttore generale della Rai viene designato al termine di una procedura disciplinata dall'art. 29 dello statuto dell'azienda di viale Mazzini. Il primo step è la riunione del cda, nella quale viene indicato un nome sul quale si cerca di trovare un accordo.
Nome che successivamente viene trasmesso all'assemblea degli azionisti, rappresentata da Mef e Siae e convocata dal presidente (Mggioni). A quel punto, se la candidatura proposta dal cda viene accettata, la palla torna ai consiglieri chiamati a deliberare e votare. Per la designazione del dg non è richiesta l'unanimità.
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