I giornalisti della Rai hanno proclamato cinque giorni di sciopero per «non essere ostaggi dei partiti». Fuori di formalità e giri di parole, il sindacato della Rai, a maggioranza di sinistra, si fa partito lui stesso e scende in campo contro il governo in piena campagna elettorale. In gergo si chiama «soccorso rosso», cioè l'unione di forze diverse (giornalismo, magistratura, politica) per combattere un nemico comune. Legittimo, ovviamente, ma anche ridicolo sventolare lo spettro del bavaglio visto che in Rai, salvo rare eccezioni, i giornalisti si sono sempre imbavagliati da soli per compiacere e assecondare il potente di turno qualsiasi fosse il suo colore politico.
Ma questa volta è diverso, per la prima volta il «potente», il governo, non nasconde di non avere alcun complesso di inferiorità nei confronti della casta giornalistica e culturale che dagli anni Settanta ha, lei sì, imbavagliato chi non la pensava allo stesso modo. Non ci sono purghe in vista, nessuno spirito di vendetta, solo la richiesta di normalità, correttezza e lealtà nel racconto del Paese e di rispetto per le sue istituzioni legittimamente elette, che poi è l'unica «par condicio» che avrebbe senso.
Se invece il problema fosse l'addio alla Rai di Amadeus, che segue quello di Fabio Fazio, beh che i colleghi dei tg scioperino per difendere due milionari che hanno trovato il modo di raddoppiare o triplicare i loro guadagni è cosa che si commenta da sola e che svela quanto ipocrita sia questa decisione.
A parte Bruno Vespa, che ha rifiutato più volte le lusinghe della concorrenza, in questo caso Mediaset, penso che qualsiasi giornalista Rai, compresi i capipopolo, farebbe carte false per essere, seppur in decima o centesima parte, nelle stesse condizioni di scelta del grande Amadeus. Nei decenni la Rai che pure è stata e in parte ancora è una buona azienda culturale - è diventata sinonimo di lottizzazione e sprechi.
La rivolta dei lottizzati contro presunti lottizzatori, dei beneficiati dagli sprechi contro presunti sprechi, dei servitori contro possibili nuovi padroni è solo uno dei migliori spettacoli di varietà messi di recente in palinsesto. Per fortuna di tutto questo, ai telespettatori e agli italiani, importa poco o nulla.
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