Rigopiano, il papà di Stefano: "I morti sono stati uccisi"

Per ore sotto i cumuli di neve. La fidanzata Francesca: "Col telefonino illuminavo il braccio Stefano". Lo sfogo del padre: "Non c'è più speranza". E un documento svela: "L'Hotel costruito su accumuli di detriti"

Rigopiano, il papà di Stefano: "I morti sono stati uccisi"

"Con la luce del telefonino, finchè ha retto la batteria, ho illuminato il braccio di Stefano, vedevo solo il suo braccio. Si lamentava, lo chiamavo ma non rispondeva, poi non l'ho sentito neanche più lamentarsi". Francesca Bronzi, superstite della tragedia all'hotel Rigopiano, racconta gli ultimi contatti con il fidanzato Stefano Feniello, ancora disperso. Lo ha riconosciuto dall'orologio che gli aveva regalato. "Quelli che sono morti sono stati uccisi - tuona l padre di Stefano - quelli che ancora non rientrano sono stati sequestrati contro la propria volontà perché volevano ripartire e avevano già le valigie pronte. Li hanno messi tutti nella sala camino come carne da macello - incalza - la responsabilità è delle autorità".

"Ci sentiamo dopo che andiamo alla spa. È pieno di neve. Nevica, però, questa Panda è uno spettacolo. Siamo saliti senza catene". È il contenuto di una nota audio inviata su WhatsApp da Stefano al papà Alessio il giorno precedente alla tragedia. Il giovane era appena arrivato all'hotel Rigopiano insieme alla fidanzata Francesca che gli aveva relegato il soggiorno per il compleanno. "Ok, ci sentiamo dopo - ha risposto il padre al messaggio - tate attenti, buon divertimento". Ai microfoni di RaiNews24, Alessio Feniello racconta l'arrivo dei primi soccorsi all'hotel Rigopiano (guarda il video). "Quando sono arrivati i soccorsi - ha spiegato - lei è stata invitata ad avvicinarsi al buco. Perché non sono scesi, hanno fatto un buco dove era l'altra coppia. Lei si è dovuta avvicinare a quel buco". Quando Francesca è uscita, ha detto: "Il mio ragazzo è sotto...".

Dalla mappa Geomorfologica dei bacini idrografici della Regione Abruzzo, pubblicata oggi dal Corriere della Sera, emerge che l’hotel Rigopiano è stato costruito su "colate e accumuli di detriti, compresi quelli generati da altre valanghe". Si tratta, secondo il documento del 1991, di "resti di passati eventi di distacco provenienti dal canalone sovrastante la montagna". La mappa evidenzia come il resort si trovasse "lungo la canna di un fucile che poi è stato caricato e ha sparato". Eppure la Regione Abruzzo non ha valuto il rischio valanghe, come invece sarebbe previsto dalla legge 47/92. Mentre si inseguono le colpe, a Rigopiano si continua a scavare. La speranza, però, si affievolisce con il passare delle ore.

"Siete scesi sotto dove c'era l'altra persona?", ha chiesto Alessio Feniello ai soccorritori che sono intervenuti all'hotel Rigopiano. Gli hanno risposto in modo confuso: "Non lo sappiamo...". "Presumo che fosse mio figlio - ha spiegato oggi l'uomo - e presumo che se c'era un filo di speranza ora non ci sia più".

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