Spunta un testamento misterioso nel giallo dell’uomo italiano che si ritiene sia stato rapito e sposato dalla badante ucraina di sua zia. Renato Ronzoni è scomparso l’11 aprile dalla casa di La Spezia appartenuta all’anziana: l’ex badante della zia, Natalya Koshova, avrebbe fatto sfondare la porta blindata da un connazionale, dicendogli di aver perso le chiavi, e da allora dell’uomo non si sa più nulla.
Le uniche tracce sono la prenotazione di un volo per entrambi il 12 aprile diretto a Varsavia, lo scalo più vicino all’Ucraina al momento flagellata dalla guerra, e il marsupio da cui Ronzoni non si separava mai, ritrovato su un autobus di Bergamo. All’interno del marsupio, insieme ad alcuni effetti personali, c’era il biglietto da visita di un notaio.
Cosa è accaduto prima della scomparsa
Koshova, come detto, era la badante della zia di Ronzoni. “Renato - ha raccontato a ‘Chi l’ha visto?’ la sorella Tecla - l’ha conosciuta perché lei teneva compagnia alla zia. Di conseguenza sono diventati amici, diciamo. Un uomo come lui, di 65 anni, che non ha mai avuto una fidanzata, si è trovato a contatto con questa signora e si è innamorato, si vede”.
Nel settembre 2019, la zia viene a mancare, ma la badante non è intenzionata a lasciare la casa dell’anziana, che, come da successione, viene attribuita in proprietà ai nipoti insieme a una somma di denaro che era in giacenza in banca. Dopo un anno di occupazione della casa da parte della donna, gli eredi le hanno chiesto di andarsene: secondo loro è stato a quel punto che Koshova avrebbe deciso di allacciare un rapporto apparentemente più intimo con Ronzoni.
I due infatti non dormivano insieme e nella casa gravitavano connazionali della donna che rispondevano al telefono in modo sgarbato ai famigliari di Ronzoni. Uno dei frequentatori della casa, in particolare, residente a Bergamo, avrebbe accompagnato lo scomparso a fare dei prelievi con il bancomat, tanto che risultano ammanchi anomali, e lo avrebbe accompagnato dal medico alla ricerca di certificati. La sorella Tecla afferma che il medico si sarebbe spaventato e rifiutato di fornire informazioni allo sconosciuto, estraneo peraltro al nucleo famigliare.
Non solo: Ronzoni, che ha diverse patologie e un deficit cognitivo riconosciuto per cui prende la pensione di invalidità, possiede un’altra casa. Koshova non solo gli avrebbe portato via mensilmente tutta la pensione - tanto che l’uomo è stato visto più volte mangiare alle mense per i poveri - ma avrebbe affittato a dei connazionali l’altra abitazione, riscuotendo da loro un mensile di 300 euro. “Lui è stato più che soggiogato, mio fratello è diventato come uno schiavo”, ha chiosato la sorella Tecla.
Non finisce qui: il 29 gennaio 2021, Ronzoni e Koshova sono stati in Ucraina dove hanno contratto matrimonio, che però non è mai stato registrato in Italia e quindi non è valido. I due sono tornati in Ucraina di recente, in pieno conflitto: fortunatamente Ronzoni è tornato indenne a La Spezia a fine marzo.
Cosa ha fatto la giustizia italiana
La giustizia italiana non è stata con le mani in mano. Un giudice ha nominato l’avvocato Federica Giorgi come tutrice di Ronzoni. Inoltre ha disposto un ordine di protezione nei confronti dell’uomo, un ordine di allontanamento per Koshova e per la figlia Iryna - anche lei stabilitasi con prole nella casa di Ronzoni, oltre che divieto di matrimonio, di espatrio e di testamento, in modo da tutelare l’uomo. Tutti questi divieti non solo sono stati disattesi, ma le forze dell’ordine sono dovute intervenire per porre in atto l’allontanamento, e pare che i poliziotti abbiano dovuto perfino subire gli spintoni di Koshova, per nulla intenzionata a lasciare quella casa. Lo stesso giorno poche ore più tardi, Ronzoni è scomparso.
Il testamento e l’appello della famiglia
Quando la famiglia, sostenuta dalla tutrice Giorgi, ha contattato il notaio, ha scoperto che il professionista era in possesso di un testamento olografo redatto ad agosto 2021. In esso c’era scritto che Ronzoni, alla sua morte, avrebbe lasciato tutto a Koshova e, in caso di sua rinuncia, alla figlia di lei. Nel testamento c’era inoltre scritto espressamente che la famiglia di origine non avrebbe ricevuto nulla. “È come fosse una condanna così - ha dichiarato il fratello Alfeo a ‘Chi l’ha visto?’ - La mia paura è che gli facciano del male, avendo fatto questo lavoro qua, convinta lei di pigliare qualcosa”. Naturalmente il testamento non ha alcuna validità di legge, dato che Ronzoni ha una tutrice.
La famiglia è davvero molto preoccupata: si teme che l’uomo si trovi in una zona dell’Ucraina in mezzo ai bombardamenti e inoltre deve assumere quotidianamente un farmaco
salvavita di difficile reperibilità. Per cui alla sorella Tecla non resta che fare un appello: “La cosa migliore che Natalya può fare è che lo rimandi a casa, che noi gliene saremo grati in eterno”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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