Burioni ora si ritira dalla tv: "Ecco perché resterò in silenzio"

Stop alle ospitate televisive per Roberto Burioni che ha deciso di non esporsi mediaticamente per i prossimi mesi. E spiega il perché

Burioni ora si ritira dalla tv: "Ecco perché resterò in silenzio"

Silenzio stampa per Roberto Burioni. Il virologo più famoso del Paese, che negli ultimi due mesi è stata una presenza fissa sulla poltrona di Fabio Fazio, ha deciso di ritirarsi dagli schermi e non parlerà più, tanto meno di coronavirus, almeno fino al prossimo autunno. Una decisione che Burioni deve aver ponderato a lungo e che ha deciso di affidare alle pagine del Corriere della sera, con il quale ha ripercorso l'evoluzione della pandemia e della sua figura come medico di riferimento per l'Italia.

"Torno alla mia vera aula, quella universitaria e starò in silenzio stampa almeno fino all’autunno. In tv e sui giornali ho detto quello che dovevo. Ora per un po’ non andrò nei media", afferma Roberto Burioni, il cui prossimo obiettivo è quello di scrivere un testo universitario, probabilmente sull'argomento Covid-19. L'uomo è docente ordinario di microbiologia e virologia presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano ma non deve la sua fama all'esplosione della pandemia. Già da diversi anni, infatti, Burioni è una voce influente del web, dove da tempo fa divulgazione scientifica. Le sue risposte agli utenti più saccenti e irrispettosi sono diventate virali, scusando il gioco di parole, e proprio grazie all'autorità dei suoi toni, anche sul web ha acquisito grande autorevolezza. Il passo successivo in tv, soprattutto in un momento in cui era necessario fare riferimento a esperti conclamati del settore, è stato quasi naturale, ma guai a dire che Roberto Burioni fa troppa tv: "Io non sono un presenzialista!".

A supporto della affermazione, il virologo riporta le statistiche Agcom secondo le quali tra il 1 marzo e il 30 aprile lui non sarebbe nella "top 10" dei più presenzialisti nel dibattito pubblico. In vetta a questa classifica, alle spalle di Giuseppe Conte, ci sono i medici Fabrizio Pregliasco e Massimo Galli. Eppure nessuno ha acquisito la popolarità di Roberto Burioni, popolarità che fa rima con haters virtuali in questo momento storico, di cui il virologo è uno dei bersagli principali, al contrario dei suoi colleghi. "La mia linea è stata chiara sin dall’inizio, dal 2016, quando ho cominciato a espormi sul tema dei vaccini", spiega Burioni, dando forse una risposta all'orda d'odio contro di lui. Molti detrattori di Roberto Burioni si appellano a una frase detta dal virologo i primi giorni di gennaio. "In Italia il virus non circola", affermò ai tempi Burioni. Un'affermazione veritiera in quel momento, superata successivamente dai fatti: "l’ho detto in un momento in cui non c’era alcuna evidenza, come se ora lei mi chiedesse se in Italia circola la malaria. Dovrei rispondere che circola?". Il virologo si impunta su questo aspetto, sottolineando come, successivamente, fu uno dei primi a lanciare un allarme: "Nessuno va a prendere le frasi che ho rilasciato il 22 gennaio, quando ho detto testualmente: 'Le autorità europee hanno affermato che il rischio che il virus arrivi in Europa, e in particolare in Italia, è minimo. Io non sono per niente d’accordo con loro, ma spero vivamente di sbagliarmi'."

La spiegazione di Burioni a questo accanimento nei suoi confronti è una: "In Italia ti perdonano tutto, ma non la popolarità". Forse anche per questo motivo, e non solo per la nostalgia dei suoi studenti, il virologo ha deciso di prendersi un lungo periodo sabbatico dalla tv: "Un’aula televisiva come quella che mi ha offerto un grande professionista come Fazio è stata una palestra importante e — sono onesto — molto gratificante. Ma il linguaggio della tv non è quello della scienza. I suoi tempi non sono quelli della scienza". Roberto Burioni si sente preso di mira e punta il dito anche contro la politica: "Oggi la politica ci chiede certezze ma quando, appena qualche mese fa, dicevamo che i vaccini sono indispensabili, una certa politica ci ha sbeffeggiato e ha strizzato l’occhio ai complottisti".

Roberto Burioni non si spiega nemmeno gli attacchi ricevuto nelle ultime settimane per la sua attività di consulenza alle grandi aziende per la ripresa: "Io ritengo che sia un dovere dare una mano.

E un professionista va pagato, perché altrimenti si tratta di sfruttamento. Mi hanno accusato di speculare sulla pandemia persino quando è uscito il mio ultimo libro, Virus, anche se tutti sapevano che i proventi sarebbero andati alla ricerca".

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