Roghi, rivolte e degrado: Camping River zona franca per i rom

Così il campo rom che la Raggi aveva promesso di smantellare si è trasformato in una baraccopoli fuori controllo

Roghi, rivolte e degrado: Camping River zona franca per i rom

“Non c’è stata nessuna aggressione. Siamo andati a chiedere perché stavano fermando tutte le macchine che entravano e uscivano”. Così i rom del Camping River si difendono dall’accusa di aver intimidito i vigili che presidiano l’ingresso dell’insediamento di via della Tenuta Piccirilli. Il campo è stato dichiarato abusivo dal Campidoglio lo scorso 30 settembre. Doveva essere la prima delle baraccopoli capitoline a scomparire secondo il piano della giunta Raggi per il superamento dei campi rom. In realtà, è ancora abitata da circa 200 nomadi e la situazione è ormai fuori controllo. La scorsa settimana c’è stato il primo rogo tossico e tra i residenti inizia a serpeggiare la paura. “No, non vogliamo rilasciare dichiarazioni. Noi siamo 100, loro il doppio e sanno dove abitiamo”, ci dicono.

Tra occupazioni abusive, degrado e roghi tossici

Appena varchiamo il cancello un anziano ci mostra alcune escoriazioni sulle braccia: “Qui ci sono tanti malati, manca l’acqua, viviamo come scimmie nella giungla”. “Ci laviamo ogni dieci giorni e per fare i bisogni dobbiamo andare nei bar della zona. L’acqua la prendiamo con le taniche a Prima Porta, poi le mamme la riscaldano ogni mattina e lavano i figli prima di andare a scuola”, gli fa eco un giovane accanto a lui. Tutti minimizzano sullo scontro con gli agenti: “La stampa esagera, abbiamo chiesto informazioni sul perché dei controlli”. Ma quello delle minacce ai caschi bianchi non è l'unico episodio di cronaca delle ultime settimane. All'inizio di febbraio sono stati dati alle fiamme decine di cassonetti. Ad allertare i vigili del fuoco sono stati i residenti spaventati. “Forse è stato qualche bambino ad appiccare il fuoco per sbaglio", confessa una donna. "Sicuramente i serbi, perché i nostri, i romeni, vanno tutti a scuola", precisa. Vincenzo, dipendente della cooperativa Isola Verde, che ha gestito il campo fino allo scorso settembre e che qui continua a fare volontariato, ci spiega invece che l'episodio del rogo potrebbe essere stato "un segnale". Un avvertimento lanciato dagli stessi nomadi, "stanchi di dover chiamare sempre l'Ama per pulire". Nonostante il comune abbia sospeso tutti i servizi, sottolinea l'operatore, "fanno di tutto affinché il campo resti pulito”. Secondo Marco Milani, Coordinatore Romano della Ugl Polizia Locale, però l’episodio non va sottovalutato: “Dai sassi lanciati ad autoambulanze ed autobotti dei vigili del fuoco, agli indebiti servizi scorta alle medesime, passando per aggressioni ai colleghi ed incendi a centraline elettriche, la situazione all'interno dei campi rom sembra essere divenuta esplosiva". Tra le roulotte, in effetti, si respira un forte odore di plastica bruciata. E facendo lo slalom tra le pozzanghere notiamo subito i resti di alcuni roghi. Poco lontano, una donna getta benzina su un cumolo di masserizie che in pochi secondi vengono avvolte dalle fiamme. Lo stesso succede anche accanto ad altri container.

Il fallimento del "Piano Raggi"

Alcune casette in muratura che prima venivano utilizzate dalla cooperativa per le attività comuni sono state occupate abusivamente. Sono almeno trenta le famiglie arrivate da altre baraccopoli della Capitale, come via di Salone e via Candoni. "Fanno casino negli altri campi e vengono a rifugiarsi qua", denuncia un anziano. Il problema di fondo, ripetono all'unisono, è che il piano per il superamento dei campi, voluto dalla giunta Raggi, non ha funzionato. Una sola famiglia è riuscita a trovare un alloggio con i soldi messi a disposizione dal Comune. “Noi la nostra parte l'abbiamo fatta cercando le case, ma nessuno vuole affittarcele", accusa un occupante, che punta il dito contro il Campidoglio, colpevole, a suo dire, di non essersi impegnato ulteriormente per risolvere l'impasse. "Ora ci stanno riprovando: hanno detto che se abbiamo un parente che ci può ospitare possono offrirci un contributo, ma se ho un cugino che ha cinque figli come può ospitare me e la mia famiglia, che in tutto siamo in dieci?". Daniele Torquati, ex presidente del XV Municipio, attribuisce la colpa ai Cinquestelle e alla loro “confusione amministrativa". "Non si può chiudere un campo in sei mesi", attacca l'esponente Dem, che avverte: "se non intervengono le istituzioni c'è il rischio che si trasformi in un maxi insediamento dove tutti possono accedere, dove i nuclei familiari non sono né controllati, né tutelati”.

Una zona franca per i rom

Un problema duplice, insomma, sia di ordine sociale, sia di sicurezza. La maggior parte delle persone che incontriamo ci confessa di mantenersi grazie all'attività di raccolta del ferro. "Guadagnamo dai 10 ai 50 euro al giorno, dipende", dice un ragazzo. "Troppo poco per potersi permettere un affitto da 1200 o 1300 euro", si lamentano. Abbastanza, però, per mantenere auto di grossa cilindrata: Mercedes, Audi e Bmw tirate a lucido, attorno alle quali scorazzano decine di bimbi mal vestiti e sporchi. Secondo Giorgio Mori, responsabile immigrazione di Fratelli d’Italia a Roma, questo stato di anarchia dimostra il fallimento delle politiche del ministro Minniti e del sindaco Virginia Raggi, che avevano promesso il pugno di ferro contro i roghi tossici: “Tutti i campi rom, in particolare questo, sono zone franche: da un lato c’è l’assenza di controllo da parte del ministero dell'Interno, dall’altro l’assoluta insipienza dei grillini, che hanno lasciato allo sbando l’unico campo nomadi in regola della Capitale”.

L'intervento della Polizia Locale

Nella mattinata di martedì la Polizia Locale è intervenuta all'interno

della baraccopoli occupata abusivamente per procedere allo sgombero dell'accampamento. All'interno, secondo l'ultimo censimento effettuato dai vigili, è stata riscontrata la presenza di "trenta persone non aventi titolo".

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