Roma, la denuncia di una giovane: "Lasciata ad abortire in un bagno"

Valentina Magnanti, 28 anni, accusa un sistema che non garantisce la presenza di medici non obiettori durante le interruzioni di gravidanza

Roma, la denuncia di una giovane: "Lasciata ad abortire in un bagno"

"Sono stata lasciata ad abortire in un bagno di un ospedale pubblico di Roma". L'accusa è molto grave, e viene da Valentina Magnanti, 28 anni e una gravidanza interrotta a causa di una malattia genetica trasmessa alla bambina che portava in grembo. Un'accusa che si rivolge contro l'organizzazione dell'ospedale Sandro Pertini della capitale, rea, secondo la giovane, di non aver assicurato la presenza di almeno un medico non obiettore che assistesse la madre fino al termine della terapia.

L'episodio risale all'ottobre 2010, quando Valentina è ricoverata nel nosocomio romano per effettuare un'interruzione di gravidanza: "Riesco, dopo vari tentativi, ad avere da una ginecologa dell'ospedale Sandro Pertini un foglio di ricovero, perchè soltanto lei non era obiettore", racconta la giovane a La Repubblica, "Entro in ospedale e inizio la terapia per indurre il parto. Dopo quindici ore di dolori lancinanti, vomito e svenimenti partorisco dentro il bagno dell'ospedale con il solo aiuto di mio marito. Nessuno ci ha assistito nel momento peggiore. Forse perché da quando sono entrata a quando ho partorito era cambiato il turno, ma c'erano solo medici obiettori."

Pur non avendo sporto denuncia subito dopo il fatto ("Quando è finito tutto io e mio marito Fabrizio non avevamo più la forza di fare nulla"), Valentina si è rivolta all'associazione Luca Coscioni, facendo ricorso perché le persone affette da malattie genetiche possano accedere alla fecondazione assistita, e alla diagnosi pre-impianto. Più che contro i medici obiettori di coscienza, però, Valentina punta il dito verso lo Stato: "Il vero responsabile di quanto è successo è lo Stato, che non è in grado di garantire un servizio sanitario adeguato."

"La legge prevede che il medico possa rifiutarsi di iniziare la procedura, ma non di portarla a termine", afferma l'avvocato Filomena Gallo, legale dell'associazione Coscioni. "È inutile che il ministero neghi il problema, che invece esiste: la legge 194 prevede che le strutture debbano garantire il servizio di interruzione di gravidanza, e non lo fanno.

Le responsabili sono le Regioni, che abbiamo più volte sollecitato e che però non si attivano". Dai dati ufficiali del Ministero della Sanità si apprende che nel 2012 le interruzioni di gravidanza sono calate del 4,9% rispetto all'anno precedente.

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