Il frammento che può dare la svolta al caso Saman

Un frammento osseo ritrovato sulle rive del Po potrebbe appartenere a Saman Abbas. Lo ipotizza la Procura di Reggio Emilia, che ha chiesto ai Ris ulteriori accertamenti. Da otto mesi il caso attende una risoluzione

Il frammento che può dare la svolta al caso Saman

La pista seguita dagli investigatori ha portato al fiume Po. Proprio lì, a Borretto, nelle vicinanze del grande corso d'acqua, i carabinieri hanno ritrovato un frammento osseo che potrebbe condurre a una svolta nel caso di Saman Abbas. Sul quel resto umano, infatti, la procura di Reggio Emilia ha chiesto ai Ris ulteriori accertamenti: il sospetto è che possa appartenere alla diciottenne pachistana scomparsa il primo maggio scorso da Novellara, nella Bassa Reggiana, dopo aver rifiutato un matrimonio islamico combinato con un cugino. Per quella misteriosa e inquietante vicenda, lo ricordiamo, sono indagati sono indagati i genitori, uno zio e due cugini.

Secondo quanto riporta l'edizione locale de Il Resto del Carlino, la pm Laura Galli, titolare dell'indagine, ha ordinato al reparto investigazioni scientifiche dei carabinieri di estrapolare il profilo biologico del dna rintracciabile in quel frammento repertato il 3 novembre scorso. A quel punto, i risultati dell'esame potranno essere comparati con le informazioni genetiche di Saman, la cui sorte è ancora avvolta dal più tragico dei sospetti: quello di un omicidio perpetrato in ambito famigliare ai danni della ragazza, ritenuta dai parenti "colpevole" di non seguire le imposizioni islamiche. Per il padre 45enne della giovane, Shabbar Abbas, e la madre 48enne Nazia Shaheen sono stati ipotizzati i reati di sequestro di persona e omicidio aggravato dal legame di parentela con la vittima. Sui due coniugi, fuggiti già a maggio in Pakistan e tutt'ora latitanti, pende una richiesta di estradizione. Al momento, oltre ai genitori, sono indagati in concorso di omicidio premeditato, sequestro di persona, occultamento di cadavere anche lo zio e il cugino di Saman, Ikram Ijaz, che è in carcere in Italia. L'altro cugino, Nomanhulaq Nomanhulaq, è invece latitante come i genitori.

Dopo aver setacciato le campagne di Novellara nel tentativo di ritrovare Saman, gli investigatori hanno concentrato le loro ricerche nei paesi rivieraschi sul Po. A indirizzare la loro azione era stato proprio il fratello minorenne di Saman, il quale - durante l'incidente probatorio in audizione protetta - aveva raccontato al gip di aver ascoltato un cugino che in una riunione di famiglia parlava di fare la ragazza "in piccoli pezzi" e di "buttarla" a Guastalla, dove "c'è un fiume". Il reparto investigazioni scientifiche dell'Arma analizzerà anche alcuni abiti di Danish Hasnain, lo zio di Saman ritenuto l'esecutore materiale del delitto. Dopo essere stato arrestato il 22 settembre scorso in Francia, l'uomo si trova in carcere a Parigi in attesa di estradizione.

I suoi vestiti sono stati sequestrati il 6 novembre scorso da Novellara, nel casolare dove tutta la famiglia Abbas lavorava come custode di un'azienda agricola.

In attesa dei riscontri scientifici sul frammento osseo, ancora tante domande restano irrisolte nel tragico caso della giovane che aveva la "colpa" di voler vivere all'occidentale. In libertà. Come i suoi coetanei.

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