A rischio la storica pastorizia sarda. Lanciano l'allarme gli allevatori della provincia di Nuoro. Mancano pastori e operai disposti a lavorare in campagna.
A sostituire la manodopera mancante, negli ultimi anni, immigrati provenienti dall'est Europa, in particolare dalla Romania e prima ancora dall'Albania (negli anni '90). Adesso, però, anche il personale impiegato proveniente dall'est Europa sta venendo meno. A dar notizia della crisi della pastorizia il quotidiano regionale "La Nuova Sardegna".
Oggi molte aziende agricole, grazie agli investimenti degli ultimi anni, sono strutture moderne e non cercano solo pastori ma anche manodopera qualificata.
Le campagne sarde con i loro muretti a secco raccontano, paradossalmente, anche una storia di emigrazione. Ma ora c'è il pericolo di veder abbandonata la terra e attività come la pastorizia proprio per il venir meno di chi è arrivato nell'isola cercando lavoro. La regione rischia di perdere il motore della sua economia e la caratteristica peculiare delle sue terre.
Secondo quanto si legge ancora sul quotidiano, i rumeni dediti alla pastorizia (nel distretto di Bihor, nei pressi della Transilvania, in Romania, c'è un'economia basata sull'allevamento degli ovini) oggi preferiscono rimanere nel loro paese dove le condizioni economiche sono di gran lunga migliorate e gli stipendi medi si aggirano intorno a 600 euro al mese. Inoltre, ultimamente, il governo rumeno ha avviato diverse politiche per convincere gli emigrati a tornare in patria e ad aprire nuove aziende (oltre agli investimenti delle multinazionali che trovano convenienti le condizioni di lavoro in quel paese).
Insomma,
in questo caso non è più la manodopera italiana a mancare, ma anche quella straniera. Allora, forse, è arrivato il momento per i giovani sardi di reinvestire nella pastorizia e riprendere in mano l'economia della regione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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