Un vero e proprio scacco alla mafia nigeriana è stato messo in atto dall'operazione della polizia di Bari che ha portato a trentadue arresti questa mattina.
Due i gruppi criminali sgominati dalla squadra mobile della questura del capoluogo pugliese, sono i Vikings e gli Eyie. L'operazione non ha riguardato solo la Puglia, ma anche altre regioni d'Italia e l'estero.
Le accuse, a vario titolo, vanno dalla tratta di esseri umani alla riduzione in schiavitù, dalle risse alle estorsioni, dalle rapine alle violenze sessuali, dalle lesioni personali allo sfruttamento della prostituzione, dall'accattonaggio al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Agli arrestati è stata contestata l'associazione mafiosa.
Le manette sono scattate al termine di alcune indagini in cui la polizia si è avvalsa dei servizi di intercettazione telefonica e della testimonianza delle vittime della mafia nigeriana. Questo ha dato informazioni utili agli inquirenti per delineare uno spaccato di vita e di criminalità all'interno della comunità nigeriana. Le vittime hanno confermato la sottomissione al pagamento del pizzo sui loro miseri ricavi, con la consegna di denaro agli esponenti dei gruppi criminali o con le ricariche telefoniche sulle loro utenze.
In generale le indagini della polizia, coordinate dalla direzione distrettuale antimafia della procura di Bari, hanno fatto luce sia sul fenomeno associativo nel suo complesso, sia sui singoli e gravi fatti che hanno segnato il territorio barese negli ultimi anni determinando anche allarme sociale e pericoli per l'ordine e la sicurezza.
Le indagini sono partite da singoli episodi criminosi per poi mettere sotto la lente di ingrandimento un contesto più ampio e complesso. Gli investigatori sono partiti dall'accoltellamento di una donna nigeriana nel gennaio 2017; dalla rissa del 22 marzo 2017 con gravi ferimenti di alcuni dei partecipanti; da un altro scontro all'interno del Cara di Bari dell'8 maggio 2017, in cui perse la vita uno dei nigeriani appartenente al gruppo dei Vikings. Ed ancora, ad aggiungere un tassello al complesso quadro che riguarda la mafia nigeriana, una rissa nell'agosto del 2017 per le strade del quartiere Libertà ed uno stupro di gruppo commesso all'interno del Cara ai danni di una ragazza nigeriana nel mese di marzo dello stesso anno. Questi sono solo alcuni dei violenti episodi che si sono verificati nel capoluogo e che hanno caratterizzato il perdurante contrasto tra i due gruppi criminali contrapposti.
Le indagini sulla mafia nigeriana non sono state portate avanti sono a Bari, ma anche in altri capoluoghi italiani (dal Veneto alla Sicilia, dal Piemonte alla Campania, dalle Marche alla Puglia). Già nel 2011 l'ambasciata nigeriana a Roma aveva emanato una nota in cui si leggeva: "nuova attività criminale di un gruppo di nigeriani appartenenti a sette segrete, proibite dal governo a causa di atti violenti: purtroppo ex membri sono riusciti ad entrare in Italia e hanno fondato nuovamente l'organizzazione qui, principalmente con scopi criminali".
Questi gruppi criminali affondano le loro radici negli anni '50. Nascono in Nigeria come confraternite universitarie per contrastare un'università di élite frequentata solo da studenti facoltosi legati al mondo coloniale, ed erano volte a favorire gli studenti poveri promettenti per poi, negli anni '70 - '80, essere finanziate ed armate dai leader militari.
Queste gang hanno una struttura piramidale con un vertice che comanda su tutti ed un'impostazione militare, e traggono la loro forza dall'intimidazione, dalla violenza e dall'assoggettamento omertoso inculcato nelle vittime.
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