Il numero uno della maggiore banca italiana, il capo di Intesa Sanpaolo Carlo Messina, l'ha detto chiaramente: i soldi promessi alle imprese dal governo sono debiti, non regali. Ma questo elementare concetto è avvolto da opacità, perché è l'intero impianto del Decreto liquidità del 6 aprile a portare fuori strada. Ricordate come è stato presentato da Giuseppe Conte? Un «intervento poderoso da 400 miliardi per le imprese». Bisognava però aggiungere due parole: «di debiti». Accedere al piano permette di avere appunto la liquidità, con garanzia dello Stato (per la banca). Ma a quale prezzo presente e futuro, visto che quei soldi andranno restituiti presto (6 anni)? Quali ansie un tale intervento riesce a placare? Ben poche, a sentire una moltitudine di imprese. Le quali sono andate incontro, per l'opacità di cui sopra, a varie sorprese: chi pensava che l'istruttoria sotto i 25mila euro con garanzia dello Stato fosse una formalità, e si è visto chiedere una ventina di adempimenti e documenti non banali; o chi nel chiedere 200mila euro ne ha ottenuti solo 100, 50 dei quali in sostituzione del vecchio fido (così da inserire la garanzia pubblica).
Di fronte a queste ed altre storie, Conte ha chiesto alle banche «un atto d'amore». Una formula abile, che però svela un concetto ben preciso: scaricare il peso di ogni intoppo alle suddette banche. Intendiamoci: in molti casi la burocrazia bancaria ha dato il peggio di sé. Ma questo non c'entra con l'atto d'amore che chiede il premier. Il punto è che il governo ha fatto perno, per sostenere le imprese, su un impianto che purtroppo fa acqua da tutte le parti. Non esistono prestiti senza garanzie o responsabilità civili e penali; non esistono capitali illimitati, né a costo zero; non esistono tempi immediati. Ma soprattutto non possono essere i debiti la soluzione per imprese oggi ferme, e domani destinate a lente ripartenze e a incertezza totale sui tempi in cui i ricavi potranno tornare a salire tanto da permettere anche di ripagare i debiti. Le soluzioni sono altre: dai sussidi a fondo perduto a più articolati incentivi per trasformare il risparmio privato in capitale di rischio.
Non diciamo che per il governo tali alternative fossero a portata di mano: per il Paese più indebitato d'Europa la sfida per salvare economia e famiglie travolte dalla pandemia è enorme. Ma almeno si eviti di scaricare il barile qua o là.E di sperare di cavarsela con atti d'amore.
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