Venivano scaricate direttamente nel fiume Volturno, invece di passare regolarmente per il depuratore, le acque reflue del Comune di Capua, in provincia di Caserta. Un disastro ambientale quello provocato dagli amministratori della città campana che, con la loro azione, hanno aumentato il grado di inquinamento di un fiume già segnalato in passato per lo stato di avvelenamento delle acque.
Il reato è stato accertato, attraverso le forze dell’ordine, dalla Procura della Repubblica del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, che ha ordinato il sequestro di dieci impianti di sollevamento delle acque reflue fognarie e meteoriche del Comune, indagando per i reati di disastro ambientale, sversamento liquidi nocivi e immissione in acque superficiali di rifiuti incontrollati, due funzionari dell’ufficio tecnico comunale, il responsabile della ditta cui erano stati affidati i lavori di manutenzione degli impianti e gli ex sindaci Carmine Antropoli ed Eduardo Centore, che si è dimesso due mesi fa.
Le indagini sono partite la scorsa primavera dopo un controllo delle acque del fiume Volturno eseguito dai tecnici dell’Arpac. È subito emerso che le pompe di sollevamento non funzionavano e che le acque reflue finivano direttamente nel fiume invece che essere avviate al depuratore. Le analisi, poi, hanno consentito di accertare un aumento esponenziale del batterio di escherichia coli, legato alla presenza di rifiuti organici, nella zona del fiume dove le acque reflue venivano immesse.
In sostanza, a causa del malfunzionamento degli impianti sequestrati determinato dalla mancata manutenzione, i liquidi non venivano convogliati nel depuratore di Marcianise, ma direttamente nel Volturno. Da qui il decreto di sequestro degli impianti da parte della Procura della Repubblica “per salvaguardare l’igiene e la salute della popolazione della città di Capua”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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