Lasciate stare in pace i morti. Regola non scritta, scolpita nel galateo del rispetto, ma totalmente ignorata e dimenticata dalla sinistra. Negli ultimi tempi il blocco rosso (e anche parte dei Cinque Stelle) cavalcano i casi di cronaca (con corpi ancora caldi) per portare acqua al mulino delle battaglie ideologiche. Solo qualche settimana fa la morte del povero Seid è stata usata e strumentalizzata per spingere il progetto della legge sullo Ius Soli. Da più parti a sinistra si erano affrettati a mettere il cappello sul gesto disperato di un ragazzo tirando fuori la solita retorica sul razzismo. Solo l'intervento degli stessi genitori del ragazzo ha spento lo sciacallaggio vergognoso su quel suicidio. Parole chiare: "Con la morte di Seid il razzismo non c'entra". In pochi attimi Seid è stato abbandonato nell'oblio da tutti i vari Saviano e Letta che avevano cercato di usare quella morte per sponsorizzare lo Ius Soli e attaccare i nemici classici di turno come Salvini e Meloni. Dall'esperienza del caso Seid, la sinistra non ha imparato nulla.
La storia si ripete
E puntualmente la storia si è ripetuta. Questa volta al centro delle cronache c'è la morte tragica di Orlando Merenda, un ragazzo di appena 18 anni che ha deciso di togliersi la vita a Torino. Immediatamente è scattata la corsa a dare subito, in modo affrettato, un movente a quel gesto. A sinistra è partito il coro di chi voleva collegare ad ogni costo questa morte al bullismo omofobo tirando la volata al Ddl Zan.
Eppure, secondo quanto riportato dagli inquirenti, sarebbe già caduta l'ipotesi che il gesto estremo di Orlando possa essere collegato a offese o insulti per il suo orientamento sessuale. I primi a strumentalizzare la morte di Orlando sono stati proprio gli esponenti del mondo Lgbt politicizzato: "Diamo la nostra solidarietà alla famiglia di Orlando Merenda, suicidatosi a 18 anni, gettandosi contro un treno perchè vittima di omofobia", ha affermato Fabrizio Marrazzo, portavoce nazionale del Partito Gay per i diritti LGBT+. E ancora: "Siamo stufi di sentire solidarietà dalle istituzioni, quando avvengono fatti tragici come quello di oggi, ma in realtà mancano azioni concrete e quotidiane - ha dichiarato Davide Betti Balducci, candidato sindaco di Torino per Partito Gay per i diritti LGBT+, Solidale, Ambientalista e Liberale - la lotta al bullismo ed alle discriminazione è uno dei punti principali del nostro programma, per dare maggiori tutele ai nostri studenti ai nostri cittadini, per fare si che casi come quello di Orlando non si ripetano più". E la musica non cambia se ad esempio si leggono le parole di Mario Perantoni, presidente della commissione Giustizia alla Camera e parlamentare M5s: "Continuano le violenze omofobe. Siamo ad un bollettino quasi quotidiano di casi anche estremi, come quello del suicidio del giovane Orlando. Eppure la destra insiste nella sua campagna di bugie, continuando a dire che nel ddl Zan sono previsti reati di opinione: è falso, l'opposizione alla legge nasce da un oscurantismo ideologico che penalizza i diritti delle persone LGBT ed ha il terrore di affrontare certe tematiche. Si approvi il testo al Senato, il parlamento dia questa prova di responsabilità".
Dem in prima fila
Anche dalle parti del Pd non si sono certo lasciati sfuggire l'occasione. Con un comunicato congiunto, la segretaria metropolitana del Pd di Milano, Silvia Roggiani e il responsabile dei Diritti, Michele Albiani hanno affermato: "Storie come queste o come quella di Orlando che, a soli 18 anni, si è tolto la vita, molto probabilmente perché sopraffatto dall'omofobia, dimostrano il clima pericoloso di intolleranza, che sta crescendo nel nostro Paese. E, nonostante tutto, c'è ancora qualcuno che lo nega. C'è ancora chi dice che non serve una legge. Una legge serve eccome. Serve per punire chi pensa che sia uno scherzo insultare due persone dello stesso sesso che si tengono per mano. Nessuno di noi resti in silenzio, adesso c'è bisogno di dire tutti insieme che il tempo è finito e va approvato il disegno di legge Zan". Ebbene sul fronte delle indagini ora si va in altre direzioni. La stessa procura che indaga sulla morte di Orlando usa prudenza. Come riporta il Corriere, in un primo momento le attività di indagine si sono concentrate su omofobia e bullismo. Poi la svolta: il fascicolo aperto dal pm Antonella Barbera ipotizza il reato di istigazione al suicidio. A quanto pare negli ultimi tempi il ragazzo era molto turbato. A raccontarlo è stato il fratello Mario: "Aveva paura di qualcuno...". Ma non finisce qui: alcuni amici hanno parlato di un "brutto giro" e di un "ricatto" che non riusciva più a sopportare.
Di certo in questa sede non vogliamo certo trovare le cause di questo gesto estremo. Un gesto che solo la prudenza e la serietà delle indagini chiariranno. Non certo le uscite ideologiche a sinistra che servono solo a fare (ancora una volta dopo Seid) di una morte il simbolo di una battaglia politica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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