Le scimmie anti-razzisti accusate di razzismo

Le scimmie anti-razzisti accusate di razzismo

Simone Fugazzotto è un bravo pittore e un ragazzo serio, positivo, che lavora con coerenza senza cercare né facili palcoscenici né pleonastici sensazionalismi. È anche coraggioso: alcuni anni fa lo invitai a realizzare un'opera all'interno del tunnel diagnostico della Tav, e fu bersagliato da aspre critiche e minacce non troppo velate dai cosiddetti antagonisti di cui abbonda anche il mondo dell'arte. Dipinge sempre e soltanto scimmie che sono, a suo dire, perfetta metafora del genere umano. Tutti noi discendiamo dai primati e di sicuro nei secoli ne abbiamo assunto i comportamenti.

La scorsa estate Simone pensò un lavoro molto forte per la mia mostra L'arte del gol allestita a Reggio Emilia durante i campionati europei di calcio under 21: tre grandi volti di scimmie «tatuate» con i motivi di celebri palloni. Nessuna provocazione, bensì una presa di posizione molto precisa contro il razzismo negli stadi. Nell'arte quando l'immagine funziona non servono proclami, spiegazioni, didascalie. Quelle scimmie, il cui verso viene appunto «scimmiottato» dalle frange più estreme e becere dei cosiddetti tifosi (e va specificato, si tratta per lo più di idioti isolati e frustrati che dovrebbero semplicemente essere cacciati a vita dagli stadi), ci guardano fissi negli occhi senza bisogno di aggiungere altro.

L'opera, molto apprezzata sui social, fece da spunto a una seconda versione prodotta live durante la scorsa finale di Coppa Italia a Roma. I responsabili della Lega Calcio ci videro, e giustamente, un messaggio originale e inequivocabile: scegliendo un artista e non un illustratore, un grafico, un pubblicitario, si resero ben conto della differenza. L'arte non è un prodotto su commissione, dunque può e deve volare libera. Non è una vignetta e non c'entra con la satira.

Due giorni fa la decisione di utilizzare ancora i dipinti di Simone per diffondere i valori di integrazione, multiculturalità e fratellanza troppo spesso messi in discussione nei nostri campionati. Secondo Luigi De Siervo, ad della Lega, «i quadri di Fugazzotto rispecchiano fair play e tolleranza» e infatti, a guardarle bene, le tre scimmie presentano tratti somatici diversi, fin nel taglio degli occhi. Che a qualcuno il lavoro potesse non piacere ci sta, è tipico delle scelte più coraggiose, ma scatenare una polemica che ha travalicato i confini nazionali è sembrato davvero assurdo. E strumentale.

Ormai siamo invischiati nelle pastoie del politicamente corretto al punto che persino un'opera d'arte (insisto, non una vignetta) finisce per essere sottoposta al giudizio moralista, che con l'etica non c'entra nulla. Non è piaciuta al Milan, la Roma sostiene che non sia quello il modo migliore per combattere il razzismo. Il centravanti dell'Inter Lukaku (tra l'altro Simone è accanito tifoso nerazzurro) si è detto deluso, rincarando la dose con forti critiche alla Lega Calcio. Illustri commentatori sportivi si sono messi in scia, con poca cognizione di causa.

E Fugazzotto? Davvero superfluo debba difendersi per un'opera che non offende nessuno né tantomeno discrimina. Ci è rimasto male, stordito da così tanta pubblicità involontaria. Non voleva provocare nessuno né tantomeno «fare il fenomeno» sullo stile Cattelan. Andrebbe spiegato davvero come si legge un'opera d'arte, il senso di un linguaggio che si fonda sul simbolo e sulla metafora.

Difendere Simone significa, dunque, difendere non tanto la libertà di espressione quanto lo spazio destinato all'arte in una società democratica. C'è da augurarsi che la Lega Calcio non faccia marcia indietro e sostenga la scelta fino in fondo perché davvero non c'è nulla di cui vergognarsi.

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