Scoprono di essere state scambiate nella culla: risarcimento da un milione

La vita di due donne di 33 anni sta per ricominciare una seconda volta dopo che la verità sulle loro origini si è palesata in maniera casuale ma impetuosa. A risarcire una delle due per il grosso errore sarà la Regione Puglia

Scoprono di essere state scambiate nella culla: risarcimento da un milione

Una foto capitata per caso e una breve ricerca hanno insospettito una 33enne, protagonista della vicenda straordinaria che ha coinvolto anche la sua vera famiglia e l'intera Regione. Uno scambio, come si vede spesso nei film, ha portato a un risarcimento da record.

La storia

I fatti risalgono al 22 giugno 1989, all'interno del reparto di neonatologia dell'ospedale di Canosa. Due madri hanno appena dato alla luce due bambine presto portate nelle loro culle. Da qui l'errore: le infermiere fanno confusione perché le neonate non indossano il bracciale identificativo e dunque vengono affidate alle braccia sbagliate. Nessuno si accorge di nulla e le relative famiglie tornano a casa una con la figlia dell'altra.

Caterina, che credeva di aver con sé la figlia Antonella, allattava Lorena. Antonella invece era finita in una casa in cui l'affetto mancava: abbandonata da piccola è stata cresciuta per qualche anno da un padre violento e per il resto della sua adolescenza in un orfanotrofio e poi con una famiglia adottiva. Nel frattempo Caterina si rende conto che qualcosa non andava in quella che credeva fosse sua figlia, tanto da avere un rapporto difficile con lei sin dall'adolescenza.

La scoperta e la sentenza

Un giorno di 23 anni dopo, Antonella guardando delle foto su Facebook nota delle somiglianze con alcune donne di un'altra famiglia. Incuriosita e per gioco cerca altre immagini in cui i volti appaiono più evidenti. È incredibile ma la fisionomia di queste estranee è proprio uguale alla sua, c'è qualcosa che non va. Dopo varie procedure burocratiche si arriva al test del Dna da cui emerge la verità che si aspettava: Antonella è la vera figlia di Caterina e Lorena di Loreta.

La vita delle donne cambia radicalmente, è uno choc per tutti, soprattutto per Antonella. Si decide di agire tramite un tribunale. Due le richieste di risarcimento alla Regione, due i tribunali coinvolti: quello di Bari e quello di Trani. Antonella e i genitori chiedono spiegazioni anche all'Asl di Bari e al Bat, che però non sono state ritenute legittimate a risarcire eventuali danni. Colpevole dunque è solo la Regione Puglia a cui faceva capo l'ospedale di Canosa. Nonostante la Regione abbia cercato di difendersi dichiarando che il fatto è ormai passato e dunque caduto in prescrizione, il giudice ha affermato che il danno viene calcolato dal momento in cui ci si è resi conto dell'errore e cioè dal 2012.

Per questo motivo dovrà risarcire mamma Caterina per 215mila euro come il marito, in più 81mila euro andranno all'altro figlio per "non aver potuto vivere compiutamente la relazione parentale".

Ad Antonella invece andrà un risarcimento di circa mezzo milione per i danni subiti. Per Lorena è ancora in corso una causa per il risarcimento del danno subito per aver vissuto nel dolore di non aver mai conosciuto la sua famiglia d'origine.

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