Se pure Pampers aderisce all'ideologia gender con la pubblicità

L'ultima pubblicità della Pampers mostra un quadretto familiare con due papà. Critiche dalla dottoressa De Mari, che spiega i rischi dietro alla pratica dell'utero in affitto

Se pure Pampers aderisce all'ideologia gender con la pubblicità

L'ultima pubblicità della Pampers sta facendo discutere chi ritiene che i bambini abbiano diritto ad avere una madre e un padre.

Tra i critici, per esempio, c'è la dottoressa Silvana De Mari, che è nota per avere posizioni contrastanti con quella che viene chiamata "ideologia gender". Il fatto è che nella reclame della multinazionale dei pannolini ci sono solo due "Genitori 2", cioè due padri e nessuna persona di sesso femminile. Particolare, questo, che è stato fortemente osteggiato da la De Mari: su La Verità la dottoressa ci ha tenuto a ribadire le motivazioni per cui il quadretto familiare presentato dall'azienda sarebbe del tutto innaturale. Lo spot in questione, insomma, aderirebbe a un certo tipo di propaganda sdoganante.

La dottoressa De Mari, che è come sempre molto attenta alle sfumature, ha segnalato come i protagonisti della pubblicità non stessero poi recitando troppo: "Il bambino che Tom Daley e Dustin Lance Black (i due protagonisti della pubblicità della Pampers, ndr) stanno allevando è un bambino senza madre, con una ferita primaria". Questa è l'asserzione, slegata pure da questo singolo caso, attorno a cui ruota la posizione di chi ritiene che l'utero in affitto sia una pratica non solo da vietare per legge, come di fatto già è nel Belpaese, ma da bandire in quanto immorale. Certo circuito mediatico, insomma, perorerebbe una causa per nulla edificante. Pure perché, dietro questa tipologia di gestazione, c'è la maternità surrogata. Quella che l'ex presidente della Camera Laura Boldrini avrebbe voluto normare in quanto realtà e che per alcuni rappresenta invece un vero e proprio mercato costruito ai danni dei diritti e del corpo delle donne. La chiamano "la nuova schiavitù".

E poi c'è la chimica, quella in grado di provare la natura speciale del rapporto che un bambino, sin dal suo primo respiro e prima ancora di venire al mondo, ha con la persona che lo ha "custodito" per nove lunghi mesi. La De Mari lo specifica quando parla del ruolo giocato dall'ossitocina. Ma forse, per convincere chi è piu restio a comprendere come l'utero in affitto non debba proprio essere presentato come soluzione possibile, neppure in maniera indiretta, serve elencare i rischi: "L'intervento in laparoscopia - ha scritto la dottoressa sul quotidiano diretto da Belpietro sulla reclame della Pampers - per asportare gli ovociti può causare emoperitoneo. L' iperstimolazione aumenta il rischio di alcuni tipi di cancro.

Uno di questi ovuli di questa donna scelta su catalogo è poi fecondato e inserito in un' altra donna, non scelta su catalogo perché deve solo portare la gravidanza e il suo Dna non fa parte del gioco, con un rischio di aborto e parto prematuro molto alto".

Questi e altri fattori dovrebbero consigliare prudenza, ma quello che molti usano chiamare "mainstream" non sembrerebbe prestare molta attenzione ai pericoli celati da questa pratica.

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