Se il sindacato fa punire chi lavora troppo

La multa al primario del Policlinico di Bari per avere lavorato troppo, non rispettando i riposi prescritti, non è un errore, ma il sintomo di un sistema sbagliato

Se il sindacato fa punire chi lavora troppo
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La multa al primario del Policlinico di Bari per avere lavorato troppo, non rispettando i riposi prescritti, non è un errore, ma il sintomo di un sistema sbagliato. Tralasciamo che lo Stato, punendo chi lavora troppo, legittima una domanda (dove vogliamo andare, come Paese, se ci preoccupiamo di quelli che lavorano?) e stiamo sull'atto in sé. Quell'ufficio pubblico, quell'ispettore del lavoro, ha commesso un errore? Probabilmente no. Ciò che il primario definisce «un insulto», poiché l'extra lavoro derivava dai turni massacranti durante l'emergenza Covid per i quali i medici vennero definiti eroi, è quasi certamente l'applicazione di norme. Addirittura, se l'ispettore non avesse emesso la «paradossale sanzione amministrativa», sarebbe magari incorso in una violazione anche configurabile, chissà, come danno erariale.

Allora, invece di indignarci per la multa, peraltro già sospesa, guardiamo in faccia le cause e, se non ci piacciono perché non ci piace l'effetto, cambiamole.

Innanzitutto, i danni erariali. Concetto giustissimo: chi agisce per la cosa pubblica non deve danneggiarne gli interessi. Ma i danni non vanno calcolati per la violazione di una norma, ma per il disvalore effettivamente prodotto. Per misurare responsabilità e meriti della funzione pubblica deve contare il risultato, non la procedura: il gatto deve prendere il topo.

Poi, il vero tema che questa vicenda mette in luce: la sudditanza dell'elemento umano alla procedura. Se la norma impone di sanzionare il «troppo lavoro», poteva l'ispettore concludere che sì, va bene tutto, ma quel medico ha lavorato durante il Covid e quindi chissenefrega della norma, gli mando, nel caso, un biglietto di ringraziamento? Quasi certamente no. Non gli viene chiesto di valutare, di porsi al di sopra della norma, dove un uomo dovrebbe sempre stare, affinché dal suo lavoro ci arrivi il meglio e non una mediocre media al ribasso. Che è il solo modo per premiare chi davvero produce un risultato eccellente e punire chi invece si rivelasse inadeguato, com'è normale visto che non siamo tutti uguali.

È proprio questa la chiave filosofica da cambiare. Il sistema che abbiamo pretende proprio di equiparare il frutto del lavoro affinché non si distingua quello bravo dal brocco.

La prova? È stato un sindacato a segnalare il «troppo lavoro», giustamente preoccupato che un simile cattivo esempio potesse fare proseliti. Non sia mai che qualcuno si impegni più di altri.

Subcultura sindacale a parte, prima di preoccuparci per la presenza dell'intelligenza artificiale, sistemiamo l'assenza di quella naturale.

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